Si parte alla volta di Rovereto per conquistare non solo la StrongmanRun, alla prima edizione italiana, ma anche Rovereto, città non ancora invasa dai marziani.
44 marziani più Pippo (ufficialmente eletto a mascotte da tutti) partono dunque col torpedone verso il Trentino, qualcuno già sveglio e carico a palla qualcun altro ancora un po’ assonnato…
Con noi anche due fotografi d’eccezione, pronti ad immortalare le gesta aliene in terra trentina. Il capitano distribuisce occhiali gialli a tutti, Angie ci fa sospirare la trasformazione in Wonder Woman sul pullman ma ci lascia a bocca asciutta e così le due ore di viaggio scorrono veloci. Il tempo non è certo dei migliori, ma tanto in gara ci saranno fango, fatica e ostacoli ad aspettarci e quattro gocce sono davvero nulla.
Ritirati i pettorali andiamo verso il centro natatorio, quartier generale della gara per cambiarci ed entrare ancora di più nell’atmosfera. Pino ormai è un veterano delle Strongman e dispensa consigli a tutti, prontamente ignorati :)
Io sono eccitato come non mi accadeva da tempo; ho persino dormito poco e male la notte prima della gara e devo ancora digerire la colazione visto che lo stomaco si è chiuso. Con me in gara solo un vecchio paio di guanti (grazie Brescia No Limits!) e la protezione della maglia gialla marziana. Partenza concitata, come è naturale che sia, con un po’ di ritardo rispetto alle previsioni per consentire a tutti di arrivare e accodarsi. Poi lo sparo, i coriandoli e VIA!!!!!!!
Ci aspettano 12 ostacoli dei più impervi, dei quali tre regalati dal suggestivo paesaggio trentino, distribuiti lungo i 9 km del percorso per un totale di 18 Km e 24 ostacoli. Subito circa un Km e mezzo di corsa per arrivare al primo ostacolo, un container da scavalcare aiutandosi con una base di pneumatici; per fortuna che siamo tutti Strong, ma anche molto altruisti e quindi a turno si aiuta chi sta dietro a salire. Via di nuovo di corsa verso il passaggio attraverso un tappeto di gomme per iniziare l’ostacolo più impervio: una salita di un paio di km praticamente verticale che taglia gambe e fiato di tutti. Poi un bel passaggio in una vasca di schiuma e un muretto da scavalcare aiutati da una scaletta di corda.
Finalmente la discesa, anche se è altrettanto ripida quanto la salita e mette a dura prova schiena e caviglie. Grazie a Giove Pluvio il terreno è fangoso e scivoloso, una simpatica aggiunta che comunque ci carica anziché demoralizzarci. Di rientro in paese superiamo il doppio muro di balle di fieno e un muro di legno prima di arrivare agli ostacoli sul torrente Leno: un guado con risalita su scaletta metallica e un passaggio sotto un ponte aiutati da una corda. Infine, al non km. Il doppio passaggio in piscina, prima quella “baby” e poi l’olimpionica da attraversare a nuoto, ma che si poteva bypassare usando la “pussy lane”.
Il primo giro è finito, all’incirca ho impiegato un’ora e mezza, soprattutto a causa di alcuni blocchi per la calca agli ostacoli. Si parte per il secondo giro e la fatica e le gambe molli si sentono soprattutto sulla salita; ma le forze non mi abbandonano, anzi e concludo con un tuffo in piscina e una nuotata nell’acqua ormai verde e gelida della piscina. Non ci sono ancora le classifiche ufficiali (strano) e il sito della gara non è aggiornato (sempre strano), ma dovrei aver finito in poco più di due ore e mezza.
Mi godo un’emozione unica e l’abbraccio di tutti i compagni, un pensiero vola subito a chi è dovuto rimanere a casa, ma so che hanno comunque corso con me. Grazie Paola e grazie Federico.
A breve una seconda parte con i pensieri sulla gara e i risultati.