Berlino, novembre 1989
Allora ero uno studente delle superiori che frequentava uno stage di studio/lavoro per perfezionare il tedesco. Ricordo alcuni particolari che a me sembravano assurdi, tipo la metropolitana che non proseguiva oltre Alexander Platz perché oltre era Germani Est o passare accanto al Checkpoint Charlie dove ti sentivi comunque gli occhi di tutti addosso, perché volevano capire se eri una minaccia oppure un semplice turista.
Poi c’erano i passaggi sul pullman a due piani accanto al muro, lungo le strade dell’allora Germania Ovest; circolavi lungo viali ampi su cui si affacciavano palazzi se non “belli” diciamo almeno “signorili”, dall’altro lato vedevi viali in cui il grigio era padrone di tutto, asfalto, palazzi, persone... sembrava di essere in una di quelle periferie da case popolari e povertà e probabilmente era proprio così.
Ma il mondo stava, anzi era cambiato. Ronald Reagan il presidente degli Stati Uniti aveva devastato l’economia dell’URSS. A Mosca era Presidente Mikhail Gorbaciov, che sperava di poter riformare il regime comunista. Nel 1989 l’economia pianificata dell’URSS era ormai completamente alla deriva. La gente iniziava a scappare e a ribellarsi e il regime, per la prima volta, non mosse un dito.
Ricordo che la famiglia presso la quale abitavo aveva riunito tutti davanti alla TV per un evento “importantissimo”. Scoprii poi che l’allora portavoce del Presidente avrebbe spiegato le novità circa i permessi di viaggio tra Ovest e Est. Loro avevano alcuni parenti a Berlino Est ed erano tutti trepidanti, come in attesa di una rivelazione...
Parlarono per oltre un’ora e ricordo che non capii molto, nonostante i tentativi di spiegazione del figlio, Lukas. Poi l’illuminazione: un giornalista chiese se tutto ciò non era molto più complicato anziché semplice e la risposta fu un fulmina ciel sereno: tutti potevano passare la frontiera senza condizioni anche da subito. Rimanemmo a fissare la TV a bocca aperta, credendo in una bufala.
Poi, a poco a poco, come un fiume in piena i Berlinesi si riversarono nelle strade; i Vopos (poliziotti dell’Est) guardavano con aria distratta. Come d’incanto comparvero picconi, scale, martelli e qualsiasi cosa potesse essere utile per abbattere o scavalcare il muro.
L’euforia aveva pervaso tutto e tutti, eravamo come ebbri e credo che quasi nessuno ragionasse. Il muro crollò colpo su colpo, ci furono abbracci e bevute fino a mattina.
Quel giorno il mondo cambiò davvero, tutto cambiò sul serio anche se non ce ne accorgemmo subito.
Io c’ero e ancora oggi, nel rivedere le immagini vent’anni dopo ho la pelle d’oca pensando a quanto accadde.
Allora ero uno studente delle superiori che frequentava uno stage di studio/lavoro per perfezionare il tedesco. Ricordo alcuni particolari che a me sembravano assurdi, tipo la metropolitana che non proseguiva oltre Alexander Platz perché oltre era Germani Est o passare accanto al Checkpoint Charlie dove ti sentivi comunque gli occhi di tutti addosso, perché volevano capire se eri una minaccia oppure un semplice turista.
Poi c’erano i passaggi sul pullman a due piani accanto al muro, lungo le strade dell’allora Germania Ovest; circolavi lungo viali ampi su cui si affacciavano palazzi se non “belli” diciamo almeno “signorili”, dall’altro lato vedevi viali in cui il grigio era padrone di tutto, asfalto, palazzi, persone... sembrava di essere in una di quelle periferie da case popolari e povertà e probabilmente era proprio così.
Ma il mondo stava, anzi era cambiato. Ronald Reagan il presidente degli Stati Uniti aveva devastato l’economia dell’URSS. A Mosca era Presidente Mikhail Gorbaciov, che sperava di poter riformare il regime comunista. Nel 1989 l’economia pianificata dell’URSS era ormai completamente alla deriva. La gente iniziava a scappare e a ribellarsi e il regime, per la prima volta, non mosse un dito.
Ricordo che la famiglia presso la quale abitavo aveva riunito tutti davanti alla TV per un evento “importantissimo”. Scoprii poi che l’allora portavoce del Presidente avrebbe spiegato le novità circa i permessi di viaggio tra Ovest e Est. Loro avevano alcuni parenti a Berlino Est ed erano tutti trepidanti, come in attesa di una rivelazione...
Parlarono per oltre un’ora e ricordo che non capii molto, nonostante i tentativi di spiegazione del figlio, Lukas. Poi l’illuminazione: un giornalista chiese se tutto ciò non era molto più complicato anziché semplice e la risposta fu un fulmina ciel sereno: tutti potevano passare la frontiera senza condizioni anche da subito. Rimanemmo a fissare la TV a bocca aperta, credendo in una bufala.
Poi, a poco a poco, come un fiume in piena i Berlinesi si riversarono nelle strade; i Vopos (poliziotti dell’Est) guardavano con aria distratta. Come d’incanto comparvero picconi, scale, martelli e qualsiasi cosa potesse essere utile per abbattere o scavalcare il muro.
L’euforia aveva pervaso tutto e tutti, eravamo come ebbri e credo che quasi nessuno ragionasse. Il muro crollò colpo su colpo, ci furono abbracci e bevute fino a mattina.
Quel giorno il mondo cambiò davvero, tutto cambiò sul serio anche se non ce ne accorgemmo subito.
Io c’ero e ancora oggi, nel rivedere le immagini vent’anni dopo ho la pelle d’oca pensando a quanto accadde.
5 commenti:
Bella testimonianza diretta Claudio. Grazie.
bellissimo claudio, essere lì mentre il mondo sta cambiando
che momenti esaltanti di storia, chissà in quanti se ne resero conto.....
Claudio , stupenda testimonianza. Bellissima. Mandala a lino e fattela pubblicare! Vale veramente il caso.
Corrado
La percezione che qualcosa nel mondo stesse cambiando in meglio per tutti, è una fortuna che ti invidio caro Claudio.
Vittorio
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