TomTom #GETGOING

TomTom #GETGOING
La destinazione non conta, l'importante è fare il primo passo.

PROSSIMA CORSA

PROSSIMA CORSA
19/11/2016 Podisti da Marte

30 ottobre 2010

La storia della maratona

Quest’anno si festeggiano i 2500 anni della maratona e ho pensato di documentarmi un po’ per potervi proporre la storia di questa meravigliosa esperienza sportiva.
In occasione della Maratona di Atene di domani eccovi la storia della corsa che più affascina la mente di noi runner...

La maratona è stata inserita nei giochi olimpici dell’era moderna sin dalla prima edizione e oggi si corre praticamente in ogni angolo della Terra tutto l’anno. Nei giochi olimpici antichi, che si svolsero dal 776 a.C. al 261 a.C., non si è mai corsa un distanza tale, anzi la corsa più lunga in programma era di meno di 5 Km. La Maratona così come la conosciamo oggi ha poco più di un secolo di storia, ma affonda le proprie radici nella Battaglia di Maratona combattuta, appunto, 2500 anni fa.

2500 anni fa
Nel 490 a.C. l’esercito persiano, il più grande e potente impero di allora, raggruppò circa 150.000 uomini per invadere la Grecia allo scopo di punire la città stato di Atene per il supporto di quest’ultima alla ribellione degli Ionici. Atene poteva contare su circa 10.000 uomini inclusi 1.000 Plateesi; i due schieramenti si scontrarono vicino al villaggio di Maratona nel settembre del 490 a.C. I favori dei pronostici erano, ovviamente, tutti per i Persiani, ma sappiamo che non sempre il favorito vince…
Nonostante fossero numericamente inferiori, gli ateniesi combatterono e vinsero la battaglia di Maratona. Nello scontro morirono 192 ateniesi e circa 6400 persiani. I 192 ateniesi vennero sepolti in una fossa comune nelle vicinanze chiamata la “Tomba di Maratona”. Questa battaglia fu certamente uno dei più alti momenti di orgoglio della storia dell’antica Grecia. Gli ateniesi sconfissero i persiani per la prima volta sulla terraferma e la vittoria riportata infuse loro una consapevolezza dei propri mezzi che durò per i tre secoli a venire, periodo nel quale la cultura occidentale vide la nascita. Si dice che una sconfitta degli ateniesi in questa battaglia avrebbe certamente cambiato l’andamento della storia e che la civiltà classica sia stata salvata dallo sforzo di pochi per diventare patrimonio di tutti.
Nonostante nessun documento storico ne riporti il nome, la leggenda narra che un valoroso ateniese chiamato Pheidippides (Filippide), che in precedenza aveva corso fino a Sparta e ritorno in cerca di aiuto militare, corse i circa 40 chilometri che separano il campo di battaglia di Maratona da Atene per annunciare la vittoria degli ateniesi. “Nenikèkamen” (siamo vittoriosi) o “Niki” (vittoria) riuscì a dire e poi collassò e morì.
Questa è la storia sulla quale poggia la moderna maratona olimpica: la mitica corsa di Filippide da Maratona ad Atene. Ci sono diverse versioni della storia, molte delle quali più plausibili di quella citata. Cinquanta anni dopo Erodoto scrisse che Filippide fu inviato da Atene a Sparta prima della battaglia in cerca di aiuto. Non scrive se Filippide tornò con la risposta degli spartani (che, per inciso, fu negativa). La Spartathlon Race, che si corre ai giorni nostri, copre una distanza di 240 Km. commemorando questa versione della leggenda.

150 anni fa
La tragica corsa di Filippide fu inserita in un lungo poema omerico intitolato “La battaglia di Maratona” scritto nel 1820 da Elizabeth Barrett allora quattordicenne. In seguito ella divenne discretamente famosa come poetessa e ben considerata; sposò un poeta, Robert Browning, nel 1846 il quale dopo la morte della Barrett nel 1861 decise di pubblicarne l’opera omnia. La pubblicazione ebbe molta eco all’epoca e raggiunse anche un certo barone francese, Pierre de Coubertin, che stava cercando di far risorgere i giochi olimpici dell’era moderna.
Pierre Frédy, Barone di Coubertin, che visse in un periodo durante il quale l’orgoglio nazionale francese era ai minimi termini; la guerra franco-prussiana aveva tolto diversi territori ai francesi come pegno per ripagare i danni causati; inoltre venne loro proibito di costituire un esercito e le truppe prussiane occuparono la nazione. Seguì una guerra civile che indebolì ulteriormente l’amor patrio; de Coubertin cercò le ragioni di questa depressione e della contemporanea apparente forza delle rivali Prussia e Inghilterra.
La chiave di lettura, secondo de Coubertin, era l’enfasi sullo sport data dalle scuole pubbliche inglesi, nel costruire l’orgoglio della patria. Durante un viaggio in Inghilterra conobbe William Brookes, fondatore della Wenlock Olympic Society, che aveva già avuto il suo evento inaugurale nel 1850 seguita da altre due edizioni nel 1859 nel 1885. De Coubertin presenziò ad entrambe per cercare di rendere obbligatoria la pratica sportiva nelle scuole francesi e per promuovere un festival sportivo internazionale basato sulle Olimpiadi dell’era antica.
De Coubertin lanciò la propria campagna olimpica nel 1892 e due anni dopo fondò alla Sorbona di Parigi il Comitato Olimpico Internazionale (CIO o IOC attualmente). I delegati si accordarono per promuovere i primi giochi dell’era moderna ad Atene nel 1896 e poi ogni quattro anni. Uno dei delegati, Michel Brel, che sosteneva l’importanza dell’inserimento di un corsa su lunga distanza nell’elenco degli eventi rispolverò proprio la leggenda di FIlippide per supportare la propria tesi. I delegati si convinsero, ma dovettero comunque lottare strenuamente per convincere la Grecia a tenere i giochi.
Fortuna vuole che le autorità greche, come molte altre oggigiorno, videro nei giochi un’opportunità economica e al contempo di risollevare l’orgoglio nazionale. La famiglia reale venne coinvolta appieno ed enormi somme di denaro vennero versate dai greci emigrati; molti di quei soldi furono spesi per la costruzione dello stadio di marmo di Olimpia.
I primi giochi dell’era moderna si tennero dunque ad Atene nel 1896; la proposta di Brel fu appoggiata da de Coubertin e da Dimitris Vikelas (primo presidente del CIO). La leggenda della corsa di Filippide fu onorata da una gara di 40 chilometri dal ponte di Maratona fino allo stadio di Olimpia, costruito per l’occasione.
Nei mesi precedenti la gara olimpica ci furono diversi tentativi di correre tale distanza. Nel febbraio del 1896 due atleti partirono da Atena e completarono la distanza da Maratona; uno di loro, tuttavia, si fece aiutare durante il percorso e fece un tratto a cavallo. Un mese prima della gara si tenne il campionato greco cui presero parte 11 concorrenti. Il percorso prevedeva il tragitto Maratona - Atene e fu in assoluto la prima maratona “classica”. Due settimane più tardi si tenne una prova ufficiale che attrasse ben 38 partecipanti; la vittoria andò al greco Spiridon Louis che chiuse la prova in 3h18’27” (che, a mio avviso, era un tempo stratosferico per l’epoca!).
Alla gara olimpica, che si tenne il 10 aprile 1896, presero parte 18 concorrenti tra i quali 4 non greci. Di questi ultimi, solo l’ungherese aveva provato la distanza, mentre gli altri tre si erano fermati alla mezza e speravano di portare a termine la gara.
I greci erano, invece, molto ben preparati all’evento. Oltre ai trials, misero in atto alcuni accorgimenti che sono ancora oggi adottati: rifornimenti ad intervalli regolari lungo il percorso, un ufficiale a cavallo che fungeva da pacer e alcuni ufficiali di percorso che assistevano quanti stramazzavano (letteralmente) lungo il percorso. I rifornimenti personali erano accettati e dovevano essere gestiti esclusivamente dall’assistente personale dell’atleta. I controlli antidoping, comunque, furono introdotti solo molto tempo dopo e la pratica di assumere sostanze particolari (tra le più diffuse la stricnina) era assolutamente una regola.
Tornando alla gara olimpica, Spiridon prese la testa intorno al 33mo chilometro; il direttore di gara si precipitò all’arrivo per avvisare la folla e preparare un arrivo trionfale. Spiridon non tradì le aspettative e si presentò nello stadio solo per vincere la gara con un fantascientifico 2h58’50”. I greci si accaparrarono anche gli altri due posti del podio, ma l’ungherese giunto quarto si lamentò che il terzo arrivato (Spiridon Belokas) aveva percorso parte del tragitto a cavallo. (ricordate la citazione precedente…?) Per la cronaca, finirono la gara in nove.
Una gara di 40 Km. Chiamata “Maratona” nacque ufficialmente allora. Spiridon Louis, il primo vincitore di medaglia d’oro in Maratona divenne una vera e propria leggenda. Il percorso da Maratona ad Atene, usato ancora oggi per la “Maratona Classica”, divenne noto come il percorso “originale” della Maratona. La Maratona, dunque, fu fondata probabilmente meglio che i giochi stessi visto che le due successive edizioni (Parigi e St. Louis) sconfinarono nella farsa. Comunque, la Maratona successiva si corse da Parigi fino alla cittadina di Conflans.
La Parigi-Conflans fu una corsa esibizione, in cui si offrivano bonus per chi riusciva a battere il record di Spiridon Louis. L’inglese Len Hurst riuscì nell’impresa correndo in 2h31’30”; la distanza era di 40 chilometri, ma va aggiunto che i metodi di misurazione non erano assolutamente accurati come oggi. Curiosamente, gli organizzatori erano avidi di nuovi record e tempi sempre più bassi, proprio come oggi…
Uno dai 9 ritirati nella gara olimpica fu lo statunitense Arthur Charles Blake, membro della Boston Athletic Association, che non era ovviamente soddisfatto del ritiro. L’anno seguente, il 15 marzo 1897, si corse la prima edizione della Maratona di Boston; da allora la gara si è sempre corsa ogni anno (ad eccezione del 1918 quando fu corsa una staffetta militare) ed è la maratona più antica del mondo.
Come avvenne per una corsa precedente tenutasi a New York City, anche la corsa di Boston fu una corsa “punto a punto”. Il percorso era per la maggior parte in discesa con partenza da Ashland (poco distante dal punto di partenza odierno cioè Hopkinton) fino al centro di Boston. Il primo vincitore della gara fu John McDermott, con un crono finale di 2h55’10” anche se la distanza totale fu di 39 Km.
Molte delle gare di allora si correvano sulla distanza di 40 Km. (25 miglia), come accadde anche alle Olimpiadi di Parigi e St. Louis (anche se a St. Louis la gara fu poi effettivamente più lunga). La passione per la maratona iniziò a diffondersi dappertutto dal Sud Africa all’Inghilterra, sede delle Olimpiadi del 1908 (Londra).

102 anni fa
Nel 1908 l’Expo franco-inglese si tenne nel nuovo White City Stadium di Londra, dove era fissato anche l’arrivo della maratona olimpica, proprio di fronte al palco reale dal quale la Principessa Alexandra avrebbe assistito ai giochi.
In omaggio alla famiglia reale inglese, la maratona fu fatta partire dal Castello di Windsor; la distanza fissata fu di 26 miglia (41,84 Km.) dal castello allo stadio e furono misurate a rigorosamente e scrupolosamente. Andava poi aggiunto il giro all’interno dello stadio, da compiersi in senso orario, che aggiungeva ulteriori 385 iarde (352 metri). Se il giro si fosse corso in senso antiorario, come spesso campita al giorno d’oggi negli stadi d’atletica, la gara sarebbe risultata più corta di 167 metri e, forse, la storia avrebbe un drammatico eroe in meno da ricordare.
Parlo di Dorando Pietri il quale , dopo aver corso ad un passo relativamente veloce, si trovò a condurre la corsa con un passo di circa due minuti per miglio più veloci degli inseguitori. Proprio tre chilometri prima di arrivare in vista dello stadio, Pietri superò il sudafricano Charles Hefferon, che aveva condotto la gara per quasi 15 miglia. Forse lo sforzo si rivelò eccessivo, fatto sta che all’interno dello stadio Pietri barcollò e cadde per ben quattro volte prima di tagliare il filo di lana sorretto da uno degli assistenti di gara.
La gara, come sappiamo, fu vinta dallo statunitense Johnny Hayes che terminò la corsa “senza un ingiusto aiuto” oltre 30” dopo l’italiano. La principessa Alexandra, toccata dal finale di Pietri premiò il gesto sportivo del nostro atleta con una coppa che ancora oggi fa bella mostra di se alla Maratona di ottobre dedicata proprio a Dorando Pietri.
Va comunque aggiunto, a onor del vero, che il fratello di Dorando, Ulpiano, si affrettò a sfruttare al meglio l’improvvisa notorietà acquisita dal fratello e iniziò immediatamente ad organizzare delle rivincite, insieme all’impresario statunitense Pat Powers, tra il fratello e Hayes.
La prima di queste sfide si svolse a New York City il 26 novembre del 1908 e venne definita letteralmente come “la replica della battaglia di 26 miglia e 385 iarde sulle strade inglesi”. In effetti la gara si rivelò poi essere un anello di 10 miglia da percorrere per 262 volte (!) all’interno del vecchio Madison Square Garden in un ambiente peraltro polveroso e saturo di fumo di sigaretta. Ciononostante, accorsero quasi 16.000 spettatori e Pietri fermò il cronometro dopo 2h44’21” migliorando di ben 11 minuti il tempo della finale olimpica. Successivamente si tennero molte altre sfide, ad alcune delle quali prese parti anche il candaese Tom Longboat che a Londra si ritirò al 17° miglio. Unica costante fu la distanza, identica a quella corsa a Londra che divenne poi lo standard di fatto della Maratona.
Per avere comunque la misura “ufficiale” si dovettero attendere ancora 16 anni, durante i quali alcune gare si corsero su distanze differenti (ad esempio allo Olimpiadi del 1920 si corsero 42,750 Km. Nel 1924 il comitato olimpico stabilì definitivamente che la distanza della maratona sarebbe stata ora e per sempre di 42, 195 chilometri (26 miglia e 385 iarde).

34 anni fa
La maratona perse fascino e divenne un evento minore all’interno delle discipline dell’atletica leggera. I tempi migliorarono di poco e si arrivò al 1955 quando la Maratona di Atene tornò ad essere corsa sul percorso delle Olimpiadi del 1896, con l’aggiunta di un giro di circa due chilometri intorno alla Tomba di Maratona per raggiungere la distanza esatta.
Negli anni ’50 e nei primi anni ’60 iniziarono a cadere i record del mondo, tra i quali ricordiamo quello di Jim Peters. Strano a dirsi, la maratona definita “più bella del mondo” in quel periodo fu la maratona di Fukuoka in Giappone che contava sulla partecipazione di tutti i migliori atleti del Sol Levante e di alcuni stranieri su invito. Nel 1967 Derek Clayton (Australia) portò il record del mondo a 2h09’37”.
Contemporaneamente iniziarono germogliare i semi di una rivoluzione popolare che presto farà tornare alta la febbre per la maratona. Fred Lebow organizzava una maratona a New York City che consisteva in un giro di lancio seguito da dieci giri attorno a Central Park; allora i partecipanti erano un centinaio circa e non vi erano particolari differenze con le altre corse. I problemi principali, allora come oggi, erano di riuscire ad ottenere i permessi per correre lungo le strade e raggiungere il budget necessario per l’organizzazione. Il numero di partecipanti cresceva di poco ma con costanza e finalmente Lebow riuscì a strappare un contratto di sponsorizzazione con la Olympic Airlines nel 1973. La vittoria di Frank Shorter alle Olimpiadi dell’anno precedente aveva riacceso la fiamma della passione negli Stati Uniti verso la Maratona e parteciparono alla gara oltre 500 atleti.
Nel 1976 Lebow, perso l’appoggio dello sponsor, provò a giocare la sua ultima carta. Sfruttò il bicentenario degli Stati Uniti e le sue conoscenze nell’amministrazione pubblica per spostare la gara da Central Park attraverso i cinque quartieri di NYC. Anche Shorter fu tra i partecipanti e accanto a lui si mise Bill Rodgers, vincitore nel 1975 della Maratona di Boston e che iniziò quell’anno il suo poker di vittorie consecutive a New York. Finirono la gara in 1500 in quella che può ben definirsi la prima maratona di massa.
Ma era anche l’inizio di una nuova era e molte città nel mondo cercarono di emulare quanto riuscito a Lebow con la Maratona di New York. L’anno seguente i partecipanti furono oltre 5.000 e nel 1979 salirono a 14.000, sette volte di più rispetto a 3 anni prima. Nel ’78 anche Parigi e Stoccolma avevano la loro maratona, seguite da Berlino nel 1980 e Londra nel 1981.
Il boom della maratona come fenomeno di massa portò alla creazione dell’AIMS (Association of International Marathons and Distance Races) durante un metting a Londra nel 1982. In quell’occasione si decise di prendere provvedimenti comuni per quanto riguardava la misura dei percorsi e tutti i membri furono obbligati a sottostare a ferree norme di condotta.
Will Cloney, direttore della Maratona di Boston, fu eletto presidente e Chris Basher della Maratona di Londra fu il suo vice. I membri originali furono 28, ma ogni anno crescevano fino ad arrivare agli oltre 300 odierni che fanno correre circa 1,5 milioni di podisti nel mondo.

28 ottobre 2010

Brooks Nightlife Trop Test "on the road"

Save the date: 05.11.2010 @ Verde Pisello Milano



Cosa succederà? Il ritrovo è in negozio dalle ore 19 in poi (mi raccomando già pronti...!); da Verde Pisello troverete: i capi Brooks Nightlife e le scarpe Brooks a vostra disposizione da indossare e testare aggratisse, prodotti che vi verranno fatti indossare e illustrati dal funambolico Tobias Gramaio, l'uomo, veloce anzichenò, degli eventi Brooks.
Alle 19.30 con indosso un bel giubbottino Nightlife wedding photo di gruppo sul Ponte di San Cristoforo tutti assieme e poi, pronti via!, una bella corsetta di una mezz’oretta a passo libero lungo le sponde del Naviglio Grande, atmosfera ideale per apprezzare la tecnicità e l'alta visibilità dei capi Brooks Nightlife e per evitare, almeno in parte, i miasmi del clima meneghino.
Il percorso sarà indicativamente un avanti e indietro lungo il Naviglio, ma il percorso è ancora in via di definizione… tanto sarete ben visibili e non si perderà nessuno (a meno che non lo voglia).
Dulcis in fundo al ritorno in negozio vi aspetterà un bel ristoro prima del saluto finale con bacio accademico (e per i reduci dell'Arrancabirra ci saranno pure le birrette...).
Nei prossimi giorni troverete ulteriori aggiornamenti sulla prima serata Brooks Nightlife targata Verde Pisello sul sito così come sulla pagina Facebook.
Ovviamente potrete contattare il buon Paolo al numero 0289155610 sia per molestarlo telefonicamente, sia per tutte le info sulla serata.

27 ottobre 2010

Piaggio MP3 300 HYBRID LT ie

Grazie ai test drive offerti da Piaggio ho avuto modo di provare il nuovo scooter Piaggio MP3 HYS (acronimo per HYbrid Scooter) caratterizzato dal motore termico “tradizionale” abbinato due motori elettrici. L’alimentazione dei motori elettrici è affidata a batterie al litio, che si possono ricaricare in una comune presa di corrente.
Avendo provato in precedenza anche il modello non ibrido, cercherò anche di fare un paragone tra i due veicoli. Una volta saliti in sella, si deve selezionare una delle quattro modalità di utilizzo, ovvero Hybrid Charge, Hybrid Power, Electric e Electric R. Nelle prime due il motore termico funziona insieme all’elettrico per un’ottimale gestione di consumi e potenza. La modalità Charge, invece, sfrutta maggiormente il motore tradizionale per ricaricare le batterie; la modalità Electric, come dice il nome stesso, utilizza solamente il motore elettrico dotato di un’autonomia complessiva di circa 20 Km. (con velocità massima autolimitata a 30 Km/h). la modalità Electric R è la retromarcia, che blocca il quadrilatero anteriore e consente una velocità massima di 3 Km orari.
In modalità Hybrid Power la partenza ha come una piccola pausa, quasi come ci fosse un vuoto di potenza, ma ci vuole un istante perché arrivi la spinta dell’elettrico a dare manforte al motore termico. Tuttavia le prestazioni sono paragonabili a quelle del fratello maggiore da 400 cc. Con una vera goduria di chi guida.
In decelerazione si avverte molto l’effetto del freno motore, in realtà si tratta dell’inverter che recupera energia quando si rallenta. Passo alla modalità Hybrid Charge in moto ed ecco che il motore termico si anima accelerando in maniera pronta e sensibile. Credevo che la ricarica delle batterie diminuisse le prestazioni complessiva, ma mi devo proprio ricredere. In modalità Electric lo spunto risulta paragonabile a quello di un cinquantino.
L’MP3 HYS grazie al supporto del motore elettrico, limita molto i consumi, praticamente dimezzati rispetto al 300 “tradizionale”; inoltre l’elettronica di bordo garantisce un altrettanto valido supporto in tutte le fasi dell’erogazione, coadiuvata dal sistema Ride-by-Wire (come sulle moto da gara) che rendono la manopola dell’acceleratore scorrevole e morbidissima con una sensazione di risposta molto più immediata del sistema tradizionale a cavo. La carreggiata anteriore è stata (finalmente) aumentata a 465 mm. rendendo possibile l’accesso anche a tangenziali e autostrade con la sola patente auto.
Veniamo ora alle note dolenti. Dovendo trovare un posto per le batterie, non potevano che finire nel sottosella (dove trova spazio anche il cavo per l'alimentazione). Questo elimina di fatto il 90% dello spazio a disposizione, lasciando libero solo il minuscolo vano posteriore nel quale entra a fatica) un casco jet.
I dati tecnici dicono che l’MP3 HYS eroga 25 CV per 27,5 Nm di coppia a 6500 giri. In conclusione, col 300 cc. ibrido l'MP3 trova la quadratura del cerchio: immutata, ovviamente, l’estrema di stabilità e sicurezza che sono una delle caratteristiche peculiari dell'MP3, cui si aggiungono consumi davvero da primato. La versione Hybrid 300 è già in vendita alla modica cifra di 7.990 Euro, assolutamente non economica… chi può usufruire degli incentivi statali, tuttavia, potrebbe fare davvero un ottimo affare riuscendo a spuntare circa 2000 Euro di sconto sul listino. Il 300 LT è disponibile solo nella colorazione bianco perla con sella bicolore blu e nera.
In sostanza lo consiglio a chi deve fare buona parte del tragitto casa-lavoro in strade urbane o extraurbane (tipo tangenziali), ma non ha grosse necessità per il carico (niente 24ore sotto la sella, meglio uno zaino) a meno di non montare il bauletto che, però, limita l’apertura del vano posteriore rendendolo di fatto inaccessibile.









Il vano posteriore con lo spinotto per la ricarica

Il quadro strumenti, con gli indicatori di carica

26 ottobre 2010

2010 WORLD ATHLETES OF THE YEAR

La IAAF vi da l’opportunità di scegliere l’atleta dell’anno 2010. Le votazioni sono già aperte ed è possibile selezionare tre uomini e tre donne tra i cadidati scelti dalla Federazione.
Con i nostri voti, ai quali si aggiungeranno quelli dell’IAAF, verrà stilata una rosa di tre nominativi che sarà presentata ad una speciale giuria dell’International Athletic Foundation, che selezionerà l’atleta dell’anno. La premiazione avrà luogo in diretta durante il 2010 IAAF World Athletics Gala a Monaco il prossimo 21 novembre.

La lista degli atleti selezionati, in ordine alfabetico è la seguente:

UOMINI
Christian Cantwell USA
Tyson Gay USA
Steven Hooker AUS
Bernard Lagat USA
Christophe Lemaître FRA
David Oliver USA
David Rudisha KEN
Zersenay Tadese ERI
Teddy Tamgho FRA
Andreas Thorkildsen NOR

DONNE
Veronica Campbell Brown JAM
Milcah Chemos Cheywa KEN
Meseret Defar ETH
Jessica Ennis GBR
Allyson Felix USA
Fabiana Murer BRA
Nadezhda Ostapchuk BLR
Olga Rypakova KAZ
Blanka Vlasic CRO
Anita Wlodarczyk POL
 
È possibile votare fino al 7 novembre 2010

21 ottobre 2010

Saucony Progrid Xodus 2.0

In vista dei prossimi appuntamenti "off-road" ho dovuto cambiare le mie Adidas Kanadia ormai consunte. Grazie ai consigli di Affari & Sport ho acquistato un paio di Saucony ProGrid Xodus 2.0 in ballottaggio con le Adidas e le Brooks Cascadia. Questo modello ha vinto il premio "Runner’s World Editor’s choice award" nell'Ottobre 2008 ed è una delle scarpe categoria A5 più vendute.
Una delle caratteristiche più salienti delle Xodus è la suola firmata Vibram. Ma partiamo con alcuni dettagli tecnici relativi alle Saucony ProGrid Xodus presi direttamente dal sito Saucony:

• Heel ProGrid con Respon-Tek – si tratta dell'utlima tecnologia della casa statunitense per l'ammortizzazione; l'inserto ProGrid assorbe l'impatto, dissipa lo shock e predispone il piede per una rullata migliore;
• SSL EVA: si tratta di una mescola EVA avanzata che massimizza il rimbalzo e la durabilità pur minimizzando il peso complessivo della suola;
• HRC Strobel Board: Incrementa l'ammortizzazione e il comfort;
• Arch-Lock: garantisce un'ottimale e aderente calzata nella parte mediale della scarpa;
• Premium Sockliner: la soletta interna è traspirante, anti-odore e antimicrobi, realizzata in Ortholite garantisce un migliore comfort migliorando ulteriormente l'ammortizzazione;
• SRC Impact Zone: Fornisce attenuazione degli impatti aiutando la fase di rullata;
• EBO: protegge il piede dalle rocce;
• Vibram Trek Outsole: si tratta di una suola molto leggera con grip, trazione e durabilità ai massimi livelli.

Il mio primissimo test si è svolto al Parco Lambro, correndo sia su asfalto sia sul prato, ma sempre in piano. Dopo le prime centinaia di metri le Saucony sembravano più pesanti rispetto alle mie New Balance da strada. In realtà si trattava soprattutto di una sensazione, data principalmente da un confronto tra una scarpa appena tirata fuori dalla scatola e una con quasi 700 Km. sulle suole. Dopo una ventina di Km. misti, il debutto in gara è stato alla Green Race, su un percorso anche qui principalmente pianeggiante e con alternanza di sterrato e asfalto.
Il grip e il comfort calzando le Saucony rispetto alle Kanadia sono stati nettamente migliori; in particolare la calzata è più ampia e la Saucony meno “estrema” e leggera dell’Adidas. Questo, nel mio caso, è risultato in un maggior spazio per il piede, soprattutto sul collo e lateralmente, pur mantenendo il piede ben fasciato. La suola Vibram a svolto egregiamente il suo compito, garantendomi sempre la trazione necessaria e senza nessuna incertezza. Purtroppo non posso dire lo stesso del mio passo di gara e del mio fiato…
Secondo quanto detto da Vibram, “le lamelle e le scanalature nella suola danno spinta in salita e aiutano nella frenata in discesa” che è ottimo perché il supporto nella fase di salita ma, soprattutto, in discesa unito al controllo dell’appoggio sono di grande aiuto per prevenire danni alle ginocchia e per dare anche maggior confidenza a chi corre. Una delle caratteristiche delle suole Vibram è la durata, particolare per cui famose. Purtroppo un’altra tipica caratteristica è che sono abbastanza pesanti. In questo caso le due aziende hanno lavorato a stretto contatto per riuscire a coniugare la durabilità Vibram con la leggerezza necessaria ad un paio di scarpe da trail.
La tomaia è in mesh a maglia non troppo larga, che consente una discreta aerazione e contemporaneamente garantisce il minimo sindacale quanto a resistenza all’acqua. All’interno ci sono le solette Sockliner, con trattamenti antiodore e antimicrobi molto morbide e leggermente preformate.

20 ottobre 2010

Winter Pit-stop by Yamaha

Anche quest’inverno Yamaha ha scelto di non lasciare soli i suoi clienti che decideranno di affrontare la stagione più rigida in sella al proprio scooter. Farlo non sarà infatti più un problema per tutti i fortunati clienti della casa dei tre diapason perché Yamaha Motor Italia ha deciso di rilanciare “Winter PitStop” operazione di successo molto vantaggiosa e dedicata a chi, per piacere o per necessità, non esiterà ad utilizzare il proprio fidato scooter anche nelle condizioni più difficili.
Grazie alla promozione “Winter PitStop”, infatti, dal 12 ottobre e sino al 31 Dicembre 2010 tutti i possessori di scooter Yamaha, compresi i 50 cc., avranno la possibilità di recarsi presso l’officina di un Concessionario Ufficiale o di uno Scooter Store Yamaha per effettuare 10 controlli tecnici al veicolo ed un trattamento estetico (lavaggio & lucidatura) con i prodotti Yamalube Bike Care all’impareggiabile costo fisso di 10,00 Euro IVA inclusa.
La promozione “Winter PitStop” non terminerà tuttavia qui: i clienti che decideranno di prender parte alla vantaggiosa promozione invernale Yamaha al costo di sole 10 € avranno anche accesso ad uno speciale sconto del 30% sui ricambi ufficiali Yamaha per la manutenzione – cura e ricondizionamento del proprio due ruote, come filtri aria, filtri olio, pastiglie/ganasce freni, dischi freno, leve, specchietti, frecce, batterie, cinghie trasmissione, candele, l’olio motore ed fluidi Yamalube - oltre a particolari offerte sugli scudi termici scooter 2010, sulle innovative gomme per scooter Metzeler/Pirelli o sui mantenitori di carica Yamaha YEC-8.
L’offerta al pubblico “Winter PitStop” prevederà, dunque, per ciascun cliente possessore di uno scooter Yamaha la possibilità di usufruire dei seguenti servizi:
 
Trattamento estetico dello scooter:
Lavaggio scooter con Shampoo Yamalube Pro-Active
Trattamento di ripristino lucentezza plastiche con lo spray specifico Yamalube Prisma Silicon
Trattamento anti-corrosione delle parti metalliche con lo spray specifico Yamalube Power Shield 

Check-up, 10 controlli:
Controllo stato batteria
Funzionalità dell’impianto di ricarica
Controllo funzionalità luci ed indicatori di direzione
Controllo livello liquidi
Rabbocco gratuito dei liquidi fino a 0,20 litri
Controllo serraggio dei bulloni di sicurezza: pinze freno, perno
ruota, cavalletto
Controllo stato tubazioni freno
Controllo pressione gomme
Controllo usura gomme
Controllo usura pastiglie freno

Tutti i Clienti che effettueranno il check-up “Winter PitStop”, inoltre, riceveranno subito in omaggio un misuratore digitale di pressione per pneumatici, oltre ad una cartolina concorso per partecipare all’estrazione immediata (instant win) di caschi modulari Bye Voyager e partecipare alla super estrazione finale di un indimenticabile viaggio su motoslitte Yamaha in Svezia.
Oltre alla ricca offerta proposta da “Winter PitStop”, i clienti Yamaha che aderiranno alla stessa potranno accedere ad uno speciale sconto del 30% sui ricambi per la manutenzione – cura e ricondizionamento del proprio due ruote e sui prodotti della linea Yamalube. Coinvolti nella promozione sono famiglie di ricambi quali filtri aria, filtri olio, pastiglie/ganasce freni, dischi freno, leve, specchietti, frecce, batterie, cinghie trasmissione, candele, l’olio motore ed altri fluidi Yamalube.
Sempre come promozione riservata solamente a chi aderirà alla promozione “Winter PitStop”, tutti i possessori di scooter Yamaha potranno ottenere anche forti sconti sui seguenti accessori della linea Yamaha Genuine.
 
* La manodopera per la sostituzione dei ricambi resta da intendersi a listino secondo il normale tariffario al pubblico.

17 ottobre 2010

Green Race 2010

Anche quest'anno Milano ha ospitato una delle prove del calendario nazionale Ecorunning, la specialità che unisce la passione sportiva col rispetto per l’ambiente.
Giunta alla sua quarta edizione, la Green Race è una corsa di 10 Km. Su un percorso misto asfalto/sterrato. Oltre la gara competitiva, è stato possibile partecipare alla camminata ecologica per famiglie, ragazzi e bambini (di 2 Km.). Ottima l'organizzazione, come peraltro nelle passate edizioni, che ha sfruttato appieno la logistica presente al Parco delle Cave garantendo i servizi necessari a tutti i partecipanti.
La gara prevedeva un anello di 5 Km. da percorrersi due volte, lungo il percorso permanente creato proprio all’interno del parco e fruibile tutto l’anno.; il tracciato prevedeva, come detto, l’alternarsi di tratti in asfaltato e tratti sterrati con passaggi scenografici attraverso boschi, cave e antiche cascine.
Partenza fissata alle 11, dopo l'ormai irrinunciabile discorso delle varie autorità presenti, con una giornata baciata dal sole e con una temperatura mite.
Tra le novità dell'edizione 2010 cito il premio dato alla società sportiva con il maggior numero di iscritti; il premio consisteva in un buono da assegnare a 2 soci (a discrezione della società stessa) validi per iscrizione, volo e hotel per la prossima maratona di Parigi. Tra tutti i bambini che hanno preso parte alla camminata non competitiva, inoltre, è stato estratto un viaggio a Disneyland Paris.
La gara è stata dominata da Mariastella Petter (N. Atl. Varese - 39’25”) in campo femminile e da Andrea Assanelli (Atl. Stramilano - 33’26”) in campo maschile; il vostro trop runner ha chiuso con un degnissimo (visto il periodo) 58’28” RT. Continuano, dunque, le mie 10K di quest’anno, distanza che mi permette di coniugare impegni familiari e allenamenti.
La giornata è iniziata sotto l’acqua, non una pioggia forte, ma continua e fastidiosa; il fondo ne ha risentito, con diversi punti resi difficilmente praticabili da pozze d’acqua e fango.
Ho avuto un compagno di corsa d’eccezione per un paio di chilometri: Camillo Onesti, presidente della Stramilano e fresco di Ambrogino d’Oro consegnato proprio prima del via. La gara è andata bene, senza fatica visto il passo lentissimo tenuto. Presenti al via anche molti politici, come ogni anno, in prima fila tra gli atleti Roberto Formigoni, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, l'Assessore allo Sport del Comune di Milano Alan Rizzi e il Direttore Generale di Amsa Salvatore Cappello, abituali e appassionati frequentatori del Parco delle Cave. Presenti ma non partenti anche l'Assessore allo Sport della Provincia di Milano Cristina Stancari e il Presidente di Zona 7 Pietro Accame, oltre ad Andrea Mascaretti, Fabrizio De Pasquale, Giulio Gallera e al Colonnello Valentino De Simone Comandante del Reggimento di Artiglieria a Cavallo con molti dei ragazzi della mitica caserm Perucchetti.
Confermato anche il gemellaggio tra Milano e New York, tra il Parco delle Cave e Central Park, per ribadire le caratteristiche sportive e ambientali di queste aree che desiderano insieme promuovere sport e ambiente nella filosofia ecorunning. Annunciato il progetto che Green Race 2015 (in programma domenica il 18 ottobre...) possa essere uno degli eventi conclusivi di Milano Expo con le delegazioni di tutti i paesi che festeggiano sport, ecologia, ambiente ed educazione.



Storia del parco
Il Parco delle Cave è, per dimensioni, il secondo parco di Milano con un'estensione pari a 131 ettari. Situato nella parte ovest della città, compreso nel quartiere di Baggio, è caratterizzato da quattro laghi, boschi, corsi d'acqua, orti urbani, un’area agricola e antiche cascine. Insieme al Boscoincittà e al Parco di Trenno costituisce parte del Parco Agricolo Sud Milano.
Fino al 1997, anno in cui il Comune di Milano ne affidò la gestione a Italia Nostra, l’area era territorio di spaccio e attività illecite. Il Centro Forestazione Urbana di Italia Nostra, con l’aiuto delle associazioni presenti e di numerosi volontari, ha trasformato, con un lavoro durato quasi dieci anni, 122 ettari di territorio in un parco che è diventato sede di moltissime attività didattiche e di educazione ambientale, molto amato e frequentato dagli abitanti della zona e dai bambini. Il Parco delle Cave si inserisce nel sistema verde dell’ovest milanese nel quale si trovano (tutti all’interno del territorio del Parco Agricolo Sud di Milano) Boscoincittà, Parco di Trenno, il sistema del Parco del Deviatore, il Parco dei Fontanili, Parco Calchi Taeggi e Parco Blu.
La storia del luogo ha inizio negli anni ‘20 con l’attività estrattiva di ghiaia e inerti che interessava quattro cave (Cabassi, Casati, Ongari, Cerutti e Aurora) e che fu abbandonata alla fine degli anni ‘60 causando un progressivo degrado dell’intera zona che divenne anche una discarica abusiva negli anni ’70.
Il “nuovo” parco, inaugurato nel giugno del 2002 oggi rappresenta un insieme di luoghi e paesaggi diversi, dove è possibile sia vivere esperienze di contatto con la natura sia giocare a calcio o a bocce. Gli elementi essenziali che caratterizzano il parco sono:
• i boschi e le zone arbustive, che si sviluppano lungo l’alveo di antichi fontanili, nelle zone dei cantieri abbandonati delle vecchie cave e nelle nuove piantagioni in corso di realizzazione;
• le acque dei laghi e dei corsi d’acqua in parte prosciugati e in corso di recupero;
• gli ampi spazi a tappeto erboso solcati da percorsi ciclabili e pedonali;
• una zona agricola tuttora attiva con l’antica Cascina “Linterno”;
• gli orti urbani che dalla originaria condizione degradata vengono progressivamente trasformati in piccoli giardini.



11 ottobre 2010

Podisti da Marte missione 19 per La Maison de la Joie

Dopo avere contribuito al grande successo della prima edizione meneghina della Run 5.30 (24 settembre - 5,3 Km. alle 5:30 del mattino - 1000 partecipanti!!!!), i Podisti da Marte tornano a calcare il palcoscenico del centro di Milano. Correremo sabato 23 Ottobre, con partenza e arrivo alla fontana di Piazza Castello a Milano.
Regaliamo a Milano i nostri pensieri ed il sostegno a una Onlus che sosterremo con un messaggio sui nostri fiori. La Maison de la Joie è una casa-famiglia per bambini ex schiavi e per donne allontanate dal clan familiare. Ospita 50 bambini e 5 donne ed è punto di riferimento per molte altre donne che necessitano, per periodi più o meno lunghi di accoglienza e rifugio. I bambini che vengono accolti e vivono nella casa sono tutti ex schiavi. Sono gli sfortunati eredi di un antica tradizione locale in cui i genitori, non sapendo come crescere i figli, li affidavano ai parenti più abbienti per dar loro la possibilità di studiare.
Oggi però di questa usanza non c'è più traccia e questi bambini sono invece venduti come veri e propri schiavi dai genitori. La Maison li ha strappati a una vita non degna di questo nome, dando loro una casa, un'istruzione e la possibilità di costruire il loro futuro.
Oltre alle adozioni a distanza, e nell'ottica di dare alle donne ai bambini un futuro anche lavorativo, la Maison sta realizzando una serie di progetti di sviluppo sostenibile, tra i quali viaggi di turismo responsabile e la costruzione di alcune attività produttive.
Puoi sostenere in via continuativa un bambino con una donazione, a scopo scolastico o sanitario. Puoi anche fare una donazione libera (una tantum). Tutte le informazioni sono sul sito dell'associazione.
ATTENZIONE: prima della partenza, per chi vorrà contribuire, consegneremo del materiale alla Onlus Una Mano Aiuta l’Altra, destinato alla missione canossiana di Tondo (Filippine). Cosa? generi alimentari non deperibili, confezioni di cioccolata/crema spalmabile tipo Nutella (molto gradite, specialmente dai bambini), articoli sanitari e per l’igiene (cerotti, garze, sapone, shampoo, creme, dentifrici, spazzolini, etc.), materiale scolastico, NO VESTIARIO.

9 ottobre 2010

The Media Running Challenge 2010

Torna domenica 31 ottobre 2010 all’Arena Civica "Gianni Brera" di Milano "The Media Running Challenge", corsa non competitiva a scopo benefico promossa dalla Fondazione Coca-Cola HBC Italia giunta alla sua terza edizione.
Quest'anno il divertimento sarà allargato anche ai più piccoli: vista la concomitanza con la festa di Halloween, i piccoli runner tra i 6 e i 12 anni potranno gareggiare mascherati e avranno a disposizione anche un "Ludovillage" dove intrattenersi con giochi di gruppo e laboratori didattici mentre i genitori correrranno.
La quota minima d'iscrizione è di 10 Euro; verranno premiati i primi 3 classificati femminili e maschili con premi messi in palio dagli sponsor. L'intero incasso derivante dalle quote di iscrizione e dalle donazioni spontanee, verrà devoluto alle due seguenti Onlus: Fondazione Laureus Sport for Good Italia Onlus e Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la Sua Mamma.
Come consuetudine, nel pacco gara ci sarà una maglia tecnica (firmata Adidas) oltre ai gadget dei vari sponsor presenti. La partenza è prevista per le ore 11.00 con un percorso di 10 Km che attraversa i punti più suggestivi e simbolici del centro di Milano. Sul sito trovate tutte le informazioni per l'iscrizione e il regolamento di gara.

7 ottobre 2010

Trop Test: Adidas Supernova Sequence 3

Il Trop Test del mese riguarda una scarpa, la Adidas Supernova Sequence. Giunta alla terza edizione, è una scarpa dal design moderno e senza eccessi, tipicamente Adidas quindi, che ricorda vagamente la linea Predator da calcio. Si tratta di una scarpa della categoria stabili (A3), dedicata ai leggeri pronatori; la Supernova Sequence 3 si adatta al movimento del piede garantendo al contempo sostegno, flessibilità e propulsione ottimali.
L'avampiede è stato completamente riprogettato includendo la tecnologia "adiPRENE+" per migliorare la fase di spinta, mentre gli intagli di flessione aiutano la rullata favorendo così un movimento più fluido del piede, molto migliorato rispetto alla precedente versione. L'inserto "adiTUFF" nella punta offre una maggiore resistenza all'abrasione.
Una delle caratteristiche tipiche delle calzature da running Adidas è il collare ben imbottito che rende le scarpe molto confortevoli fasciando ottimamente la caviglia e aiutando il piede ad adottare una posizione migliore. La calzata è all'insegna del comfort grazie alla soletta interna preformata "respoEVA" e alla struttura "GEOFIT".
L'ammortizzazione è garantita dall'inserto in "adiPRENE+" posizionato sotto il tallone cui è abbinato il famoso sistema "TORSION" per offrire supporto all’arco plantare. La stabilità è data dalla presenza delle tecnologie proprietarie Adidas "ForMotion" e "ProModerator".
La suola è realizzata in "adiWEAR" per la massima resistenza nei punti più soggetti a usura. Infine, la tomaia è in mesh a maglia abbastanza larga per permettere una traspirazione ottimale; sono presenti inserti in micro suede per fasciare al meglio l'avampiede accentuando le doti di flessibilità della scarpa.
Il peso indicativo è di 345 gr. (300 il modello femminile), nella media della categoria.
La scarpa, come dicevo, è dedicata ai pronatori leggeri e non molto pesanti, alla ricerca di una scarpa morbida ma reattiva con cui macinare molti Km senza preoccupazioni.

5 ottobre 2010

79ma Cinque Mulini: ci sarò!!

Presentata ufficialmente lo scorso 12 settembre, l’edizione 2011 della Cinque Mulini presenta molte novità; tra queste assoluta importanza per la "Cinque Mulini Open", gara competitiva esclusiva e a numero chiuso (1000 partecipanti), rivolta a chiunque vorrà mettersi alla prova sul percorso della “corsa campestre più bella del mondo (Grete Waitz)”: tre giri per un totale di sei chilometri pensati appositamente per quei fortunati appassionati che si iscriveranno in tempo utile e avranno quindi il privilegio di partecipare ad una competizione unica. Altra novità della 79ma edizione è il Campionato Italiano dei Vigili del Fuoco, i quali hanno fortemente voluto essere parte integrante della “regina” delle corse campestri.
Il programma della 79ma Cinque Mulini si concluderà infine con l'appuntamento più atteso: la Coppa Europa a squadre, tappa importante nel calendario internazionale del cross.
Il programma prevede prima le due gare riservate alle categorie juniores femminile e maschile; a seguire, il tracciato che si snoda tra gli storici mulini Cozza e Meraviglia sarà battuto dai più grandi specialisti europei delle categorie Senior, impegnati anche al risultato di squadra oltre che individuale.
Visto il numero chiuso per la partecipazione alla Open, consiglio a quanti volessero provare l'emozione di correre nelle storia di affrettarsi. L'iscrizione è possibile sia scaricando il modulo sul sito della gara sia direttamente presso Active Europe; il costo è di 15 Euro.

Un po' di storia...
Giovanni Malerba, questo è il nome per sempre scolpito nella storia della Cinque Mulini, gettò per primo il seme che avrebbe fatto sbocciare la corsa campestre a San Vittore Olona. La prima edizione si disputò il 22 Gennaio 1933 quando, dopo la copiosa nevicata del giorno precedente, gli atleti si cimentarono in un percorso obbligato scavato fra i cumuli di neve. I mulini entrarono a far parte ufficialmente del percorso di gara più tardi, nel 1937, anno in cui il percorso fu allungato fino a passare attraverso i cinque mulini che in passato aveva solo costeggiato.
Nei suoi 73 anni di storia la Cinque Mulini non ha mai subito interruzioni. Nemmeno la Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui tutte le attività sportive in Italia subiscono un drastico ridimensionamento, riesce a far saltare la Cinque Mulini, unica manifestazione sportiva che resiste al conflitto.
Nel 1946 la FIDAL assegnò per la prima volta alla gara il Campionato italiano assoluto di cross, cosa che poi accadde altre cinque volte: Beviacqua s’impose nel 1949, Giacomo Peppicelli vinse nel 1955, Gennaro Di Napoli e Patrizia Di Napoli raggiunsero il podio nel 1966, Michele Gamba e Agata Balsamo dominarono nel 2001 e nel 2004 Giuliano Battocletti e Patrizia Tisi.
La Cinque Mulini è diventata internazionale nel '52 e l'anno successivo la corsa parla già un'altra lingua: Hamed Labidi (Tunisia) diventa il primo vincitore straniero della Cinque Mulini. Lo slavo Franjio Mihalic inaugura il lungo elenco di atleti vincitori del “Cross delle Nazioni” (poi diventato Campionato del Mondo) che hanno iscritto il loro nome anche nell’albo doro della gara. Tra gli altri ricordiamo Kenenisa Bekele, Gete Wami, Paul Tergat, Paola Pigni, Grete Waitz, Haile Gebreselassie, Paul Tergat, Gabriella Dorio e Alberto Cova. Ad oggi un solo atleta è riuscito ad aggiudicarsi la corsa in entrambe le categorie: l’inglese David Bedford a segno da junior nel 1969, e da senior nel 1972.
Nel 1986 Alberto Cova riesce finalmente a spezzare l'egemonia straniera battendo Gelindo Bordin e l'americano Pat Porter.
Nel 2000 il percorso viene ridisegnato: la partenza viene spostata sui prati antistanti la fattoria Chiapparini per poi dirigersi verso i campi e infilarsi nei due mulini che hanno fatto storia: il Mulino Cozzi e il Mulino Meraviglia.