TomTom #GETGOING

TomTom #GETGOING
La destinazione non conta, l'importante è fare il primo passo.

PROSSIMA CORSA

PROSSIMA CORSA
19/11/2016 Podisti da Marte

30 novembre 2010

Il Quastionario di Proust - Ciro Di Palma


Prendendo spunto dal famoso "Questionario di Proust" del quale accanto vedete la riproduzione, ho deciso di rivedere e accorciare il questionario e di sottopongo ad amici, conoscenti, atleti e personaggi vari.
Ad inaugurare le pubblicazioni Ciro Di Palma, un atleta davvero particolare, un ultramaratoneta che ha appena concluso ottimamente la Spartathlon (246 Km.) finendo 38° in 33h01'01".
Ciro è un ragazzo di origini partenopee, come si può facilmente supporre dal nome, ormai trapiantato a Reggio nell'Emilia e innamorato dell'Inter (lo so, lo so io sono rossonero... ma tant'è) e della corsa.
Vi consiglio di cercarlo su facebook e di chiedergli l'amicizia per seguirlo; è sempre positivo e solare e questo è un bene. Inoltre, nonostante possa permetterselo, non se la tira assolutamente, anzi!
Eccovi le sue risposte.

Il tratto principale del tuo carattere è…?

La tranquillità nell’affrontare le cose

La qualità che preferisci in un uomo o donna
Onestà

Spartathlon 2010
Qual è il tuo principale difetto?
Onestà

L’ultima volta che hai pianto
A Rio de Janeiro quando mancavano due giorni alla partenza per l’Italia… Rio de Janeiro è casa mia!!!

Il tuo scrittore preferito è…?
Wilbur Smith

La canzone che canti sotto la doccia?
Quelle che mi vengono in mente al momento


Se dovessi cambiare qualcosa nel tuo fisico, cosa cambieresti?
Niente, forse 25cm in più d’altezza


Il dono di natura che vorresti avere?
Immortalità

Il tuo attuale stato d’animo
Tranquillo


Il tuo motto
Ubi maior minor cessat… ce l’ho anche tatuato

28 novembre 2010

Anteprima 2012: Brooks Cascadia 7

Bozzetti di studio del design
Stufi delle mie anteprime sulle prossime novità del 2011? Bene eccovi una chicca per chi, come me, ama lo sterrato: la versione 7 delle Cascadia!
Le Brooks Cascadia sono una delle migliori scarpe da trail, attualmente in commercio trovate la quinta edizione e il prossimo anno arriverà la sesta versione. I tecnici Brooks, però, non dormono certo sugli allori e sono già al lavoro per la versione successiva che si chiamerà (sorpresa! Sorpresa!!) Cascadia 7 :-)
Tra le caratteristiche notiamo l’adozione della tecnologia DNA (che sarà già presente sulla versione 6 della Cascadia) sul tallone e sull’avampiede permettendo alla scarpa di adattarsi a differenti superfici, che è ciò che un trail runner cerca in una scarpa.
In aggiunta, si nota un’allacciatura di tipo asimmetrico, che mi auguro sia stata ben pensata visti I potenziali problemi di sfregamento per le dita dei piedi per i podisti più sensibili. Per quanto riguarda la suola, dalla foto credo abbiano ulteriormente affinato la parta in carbonio; il designer Jon Teipen ha infatti annunciate che la sua sfida più grande nel progettare questa nuova versione della Cascadia è quella di riuscire a renderla sostenibile a 360°.
Vedremo prossimamente se riuscirà nell’impresa e quali scelte dovrà trovarsi a compiere per coniugare sostenibilità, design ed ergonomia.
Uno dei primi esemplari di test
Il collaudatore di questa versione è Scott Jurek, uno che di traile corse lunghe se ne intende parecchio dato che, tra le altre vittorie, ha portato a casa la Spartathlon Race (245 Km.) per tre anni consecutivi (2006/2007/2008).

27 novembre 2010

Magnani: "Campaccio tra i primi cinque cross al mondo"

Vi ripropongo l'ootima intervista a Marcello Magnani pubblicata su Podisti.net
Foto courtesy Roberto Mandelli - http://www.podisti,net/

In 53 edizioni il mito del Campaccio è nato, cresciuto, si è alimentato, si è confermato. Il 6 gennaio sarà il 54esimo compleanno. Da festeggiare. Da celebrare con una grande gara. Le emozioni più belle le sanno regalare solo i grandi campioni che al Campaccio non sono mai mancati: Gebreselassie, Tanui, Bordin, Panetta, Lebid, Tergat, Fava, Bekele, Paula Radcliffe, Kalovics, Sommaggio, Munerotto… e se ancora emozioni arriveranno sarà grazie alla società sportiva Sangiorgese ed al coordinatore generale Sergio Meraviglia che ha nominato quattro anni fa l’affermato manager Marcello Magnani quale ‘direttore tecnico’. Magnani ha sulle spalle l’onere e l’onore di mantenere grande il cross a San Giorgio su Legnano.
Abbiamo voluto sentire cosa sta preparando per la gara che tra poco più di un mese andremo a vivere.

L’atletica cambia, le gare e gli atleti pure, il Campaccio rimane sempre un grande evento. Come si organizza una grande gara di cross?
Un cross ben organizzato e ben riuscito è la sintesi di diverse componenti. E nel Campaccio rientrano da sempre gli ingredienti fondamentali: grandi atleti, gara appassionante ed incerta fino all’ultimo metro, ottima organizzazione generale. Il Campaccio è una manifestazione con una forte tradizione, il che serve molto da richiamo per il pubblico, i media, la televisione. La tradizione è stata creata da grandi personaggi negli scorsi decenni, ora è compito nostro mantenerla viva attraverso la costruzione di una gara che sia il più possibile avvincente. Cerchiamo di evitare il singolo ‘atleta-attrazione’ se possibile. Per noi fare 13 sarebbe ripetere la bellissima gara terminata con la volata al fotofinish del Gennaio 2008.

Che gara vedremo quest’anno?
Per fare grandi gare servono i grandi campioni. Cerchiamo di gestire la nostra potenzialità economica con un cast di atleti che possano darsi battaglia per più chilometri possibili. Vogliamo appassionare chi è sul percorso, sulle tribune o a casa a guardare il Campaccio in televisione. Purtroppo, per questioni di budget, non possiamo competere con Edimburgo, mentre le gare con le quali ci confrontiamo sono Siviglia, Elgoibar, Amorebieta.

Possiamo affermare che il Campaccio è tra i 5 cross più importanti del mondo?
E’ così. Ovviamente a me viene fin troppo facile parlare bene del Campaccio, ma ci sono dati incontrovertibili che sono stati snocciolati durante riunioni della Commissione del Cross sia in ambito EA (Federazione Europea) che IAAF (Federazione Mondiale), da cui si vede palesemente che il cast (maschile) del Campaccio è, per valori tecnici medi, tra i 3 o 4 più importanti d’Europa (e quindi del mondo, avendo in Europa il meglio del Cross Mondiale). Basta prendere, per i migliori 10 atleti classificati, la migliore prestazione dei 2 anni precedenti (essendo il Campaccio il 6 Gennaio bisogna prendere il 2009), quantificarla in termini di punti in base alla tabella dei punteggi IAAF e sommare tra loro i singoli punteggi. Risulterà che il Campaccio, nelle ultime 3 edizioni, è stato sempre nei primi 5 Cross in Europa, almeno a livello maschile.

Come vedi la stagione che è appena iniziata anche con il cross di Volpiano e altri cross tra Spagna e Portogallo?
La stagione è appena iniziata ed è presto per dire chi potrà essere protagonista, specialmente a livello europeo. Ancora i migliori non hanno scoperto le carte, ma non manca molto agli Europei, per cui penso che già dai Cross di queste settimane potremo avere qualche indicazione in più. A livello italiano, Volpiano ci ha detto che, al momento, la pattuglia delle Fiamme Gialle, sembra essere in condizione. Sinceramente mi piacerebbe vederli in un contesto un po’ più impegnativo, penso che per arrivare agli Europei ben collaudati, può non bastare correre sempre “in casa”.

Il Campaccio ha sempre puntato sui giovani emergenti. Ci sarà qualche medagliato europeo o mondiale juniores?
Di certo il Campaccio non perderà la sua tradizionale “linea verde” e nel campo partenti terremo qualche posto per qualche fresca medaglia Europea o Mondiale giovanile.

Gli italiani, anche i giovani, dovrebbero puntare di più sui cross o rimangono i soliti nomi degli ultimi anni? Come vedi dunque il futuro azzurro della specialità?
Premesso che contiamo molto sulla possibile presenza di Daniele Meucci, Andrea Lalli e Stefano La Rosa, futuro ma ormai anche presente del mezzofondo azzurro, penso che ci possano essere anche altri atleti che nel cross possono ancora dire la loro: parlo di De Nard, di Buttazzo, di Floriani, di Caliandro. Per cui, detto che i primi tre sono gli elementi di punta (anche per un fatto anagrafico) del nostro movimento, penso che possiamo contare su una squadra di valore, che si batterà per difendere la medaglia a squadre di Dublino 2009. In un futuro più a lungo termine, inteso come post Meucci, Lalli e La Rosa, invece, non intravedo fenomeni. Pur essendo i 3 ragazzi molto giovani, penso non sia bene “sedersi” e occorra investire per cercare di assicurare continuità al settore che ci ha sempre dato belle soddisfazioni.

Gara femminile. Chi le protagoniste possibili e da chi vorresti assolutamente un sì?
L’azzurra Elena Romagnolo sarà quasi certamente al via della gara femminile, ma gli inviti saranno perfezionati dopo gli Europei di Albufeira, per cui per ora è necessario attendere. Nella gara maschile sto aspettando un “si” da un atleta che cerchiamo dall’anno scorso e di cui, per scaramanzia, non voglio fare il nome. Stiamo comunque già ponendo le basi per avere nuovamente un cast di altissimo livello, degno del Campaccio.

Tutto dunque si decide dopo l’Europeo di Cross di Albufeira?
La maggior parte degli accordi si perfeziona dopo gli Europei, anche per atleti africani, semplicemente perché siamo noi a voler concretizzare le trattative solo dopo l’evento principale. Le quotazioni e le volontà degli atleti e dei loro manager saranno assolutamente dipendenti dal risultato di Albufeira, anche per questo preferiamo attendere con le definitive conferme.

Bacchetta magica in mano, saresti veramente soddisfatto se riuscissi ad ingaggiare quale atleta oppure quale sfida vera fra atleti?
Oggi come oggi, non essendoci nel panorama mondiale del Cross personaggi come Gebre, Tergat, Panetta, Bordin, ecc, penso che la cosa più interessante per tutti sia vedere una sfida tra atleti, in cui qualche atleta bianco possa inserirsi nel confronto e dire la sua: questo è il messaggio migliore che possiamo passare alla gente e ai giovani in particolare che credono in questo meraviglioso sport.



















26 novembre 2010

Corrigiuriati 2010 - risultati campestre

Grazie a Gigi Baglioni, è arrivata la classifica dell'ultima prova del Corrigiuriati, la campestre di 4100 m. corsa il 24 novembre.
Il buon Gigi invita tutti ad un extra, cui certamente non mancherò:
giovedì 16 dicembre si correrà il POLICROSS giunto all'edzione numero 8. il ritrovo è fissato al Campo Sportivo Giuriati alle ore 12:30; seguirà il classico ristoro di chiusura del Corrigiuriati, spostato per l'occasione proprio al 16 dicembre.
Un grazie di cuore a Luciano per aver tenuto nota di tutti i risultati del Corrigiuriati, ma soprattutto per avermi fatto conoscere questa splendida realtà.

3 stelle che illuminano il Campaccio

Ripropongo l'ottimo articolo di Ennio Buongiovanni sul Campaccio gara di cross che nel 2011 mi vedrà ai nastri di partenza (pettorale 851).
Se dici “fiducia” pensi alla Galbani (almeno fino allo scandalo del 2008...); se dici “basta la parola” pensi alla Falqui; se dici “contro il logorio della vita moderna” pensi al Cynar così, anche se gli slogan pubblicitari di questo tipo sono molteplici, se dici cross pensi al Campaccio. Sì, perché ormai anche la corsa di San Giorgio su Legnano, inclusa a pieno diritto nell'esclusivo circuito internazionale Permit, con la sua lunga e gloriosa storia è indiscutibilmente diventata sinonimo di cross.
Il 6 gennaio del 2011 il “Campaccio” festeggerà i suoi 54 anni di vita. Diciamo la verità: in ordine di tempo non sono pochi. Eppure, se lo guardiamo in faccia, ci accorgeremo di come non presenti nemmeno una ruga, anzi sia freschissimo; di come lo sguardo sia vivo e penetrante, la muscolatura agile e scattante, i tendini sottili ed elastici. E se poi gli parliamo, ci dovremo meravigliare nel sentire una voce tanto chiara, tanto baldanzosa, tanto giovanile, orgogliosa sì di raccontare le mille magnifiche storie della sua vita, ma intenta soprattutto ad illustrare il suo presente e a proiettarsi nel futuro (la Società si è candidata per organizzare un Mondiale di cross). Il “Campaccio”, insomma, i suoi anni non potrebbe portarli meglio e anzi si dimostra più vivo che mai.
Se in Italia quello degli anni '60 è stato un miracolo economico che però a un certo punto ha avuto fine, anche quello di San Giorgio è una sorta di miracolo, ma questo è un miracolo che puntualmente si rinnova di anno in anno, da 54 anni (un po', insomma, senza voler essere blasfemi, come il miracolo di San Gennaro a Napoli...).
C'è da domandarsi infatti come fanno – se non facendo miracoli, appunto - gli organizzatori di San Giorgio – un piccolo centro di circa seimila abitanti a poco più di venti di chilometri da Milano - ad allestire ogni anno un cross del genere. Sì, è vero, ne esiste qualcuno qua e là per l'Europa per ambiente (parchi, colline) e disponibilità finanziarie (sponsor, amministrazioni, federazioni) anche migliori. Ma la storia, il fascino del “Campaccio” - se non l'attigua “Cinque Mulini” - chi ce l'ha?
Nel suo nome, il suo significato e il suo programma. I primi cross - nati soprattutto nei paesi anglosassoni a cavallo tra '800 e '900 (un'etimologia più completa vuol chiamarli cross country, ossia attraverso la campagna) – si svolgevano su terreni del tutto naturali, così come il buon Dio li aveva fatti. E dunque si svolgevano tra le più avverse difficoltà ambientali: fossi da saltare, tronchi da scavalcare, salite da affrontare tra sassi, fango, buche, pioggia, nebbia, neve, ghiaccio, freddo. Terreni come campacci, come campi disastrati. E fu così che i consiglieri della Sangiorgese – una polisportiva che affonda le radici nel 1908 - in una sera sul finire del '56, in pura rivalità con la contigua San Vittore Olona dove dal 1933 si teneva già la famosa “Cinque Mulini”, decisero di dotare il paese di un proprio cross con l'intesa di trovare al più presto un percorso adatto al caso.
Tra i consiglieri c'era Ezio Lombardi, un agricoltore del posto. Lombardi offrì la disponibilità di un suo campo proprio lì a ridosso del paese. A quel tempo i campi erano ancora tanti: le case nuove, le strade asfaltate, gli edifici industriali non li avevano ancora fagocitati, rimaneva un certo ambiente naturale d'impronta contadina. Quello del generoso consigliere era un terreno che rispondeva in tutto e per tutto a quei canoni dei classici cross. Di accidentato non mancava nulla, e se poi qualche giorno prima della gara, o il giorno stesso, avesse piovuto... Come chiamarlo quel loro primo cross se non col nome stesso di quel campo detto “Campasc” che nel dialetto locale vuol dire appunto campo squinternato, accidentato. Non dovevano passare molte altre sere da quella della riunione tenuta sul finire del '56 per vedere al via la prima edizione. Era il 10 marzo 1957. Mossiere fu un personaggio d'eccezione: nientemeno che Adolfo Consolini, il discobolo olimpionico a Londra '48 e triplice primatista mondiale. Questo tanto per dire come quelli della Sangiorgese presero a volare subito alto. I concorrenti furono venticinque; il percorso misurava 5,5 chilometri; il vincitore fu il ventenne bresciano Franco Volpi (si imporrà anche nel '62 e nel '63 fu secondo; avrà poi una brillante carriera). Nel '58 s'impose Riccardo Della Minola; nel '59 Giorgio Gandini. Nomi non da poco. Seguirà una lunga lista di grandi atleti, italiani e stranieri, che ovviamente non sempre troviamo vincitori o comunque sul podio perché a salire su quei gradini e a scrivere il loro nome sull'albo d'oro sono, come ben si sa, solo in tre. Ma quanti di loro hanno onorato la corsa partecipandovi! Si può affermare che se fino alla metà degli anni '60 si può parlare del meglio dell'atletismo italiano presente al “Campaccio”, dal '65, con la vittoria dello jugoslavo Nedo Farcic (si ripeterà nel '69) prende a far parte della corsa prima il meglio dell'atletismo europeo e poi di quello mondiale.
Tra i tanti atleti italiani, che abbiano vinto o no, si possono ricordare Antonio Ambu, Alfredo Rizzo, Francesco Bianchi, Giuseppe Cindolo, Giuseppe Ardizzone, Franco Arese, Luigi Zarcone, Franco Fava, Venanzio Ortis, Gelindo Bordin, Gianni Demadonna, Francesco Panetta, Stefano Mei, Alberto Cova, Umberto Pusterla, Vincenzo Modica, Stefano Baldini. Nel '94 Pusterla si classificò secondo e Modica terzo. Sono loro gli ultimi atleti italiani ad essere saliti s podio. Dopo di che lo stesso è stato appannaggio dei soli atleti keniani ed etiopi con le uniche intrusioni dell'otto volte campione d'Europa Sergiy Lebid (3° nel 2002, 1° nel 2003, 3° nel 2004, 2° nel 2008 e nel 2009) e dello spagnolo Paulo Guerra (1° nel 2001). L'ultimo vincitore italiano è stato Francesco Panetta che s'impose nel '93 sui fortissimi keniani Jonah Koech e Richard Chelimo. Francesco unitamente ad Antonio Ambu detiene il record delle vittorie: cinque (ottenute nell'86, nell'87, nell'89, nel '90, nel '93).
Tra gli stranieri come non ricordare oltre ai due succitati e tra i tanti altri, almeno lo spagnolo Jouan Hidalgo, i polacchi Bronislaw Malinowski e Boguslaw Maminski, il cileno Edmundo Bravo, i belgi Mark Smet e Leon Schott, l'inglese Dave Clarke? A questi seguirà una sfilza di atleti africani dei quali il precursore fu l'etiope Wohib Masresha che s'impose nell'edizione del '71. Per trovare il secondo vincitore di pelle nera bisogna andare al '91 quando ad imporsi fu il keniano Jonah Koech. Con quest'ultimo s'apre praticamente il capitolo che, tranne pochissime eccezioni, parlerà, purtroppo per gli atleti di pelle bianca, solo lingue africane. Con la 53a edizione compresa (2010) i vincitori etiopi sono sei, quelli keniani otto. Tra gli atleti africani saliti sul podio vanno ricordati, oltre ai già citati, gli etiopi Haile Gebrselassie, Fita Bayesa, Alemayehu Lemma, Kenenisa Bekele, Gebre Gebremariam (campione mondiale di cross nel 2009 e vincitore nel novembre scorso della 41a maratona di New York), Abhream Feleke (3° nel 2008, 1°nel 2010 e quindi ultimo vincitore). E tra quelli keniani Paul Tergat, Shem Koroira, David Chelule, Bernard Barmasai, Paul Kosgei, Charles Kamathi, Patric Ivuti, Edwin Soi, Eliud Kipchoge e qui, come suol dirsi, chi più ne ha più ne metta.
Nel 1961 la partecipazione si allarga agli juniores e nel 1970 alle seniores. La prima vincitrice è Paola Pigni. Poi sui residui prati di San Giorgio - naturalmente negli anni il percorso ha subito radicali modifiche e le difficoltà, pur presenti in caso di avverse condizioni atmosferiche, si sono di gran lunga attenuate senza con questo nulla togliere al fascino della storica competizione – si esibiranno Gabriella Dorio, Margherita Gargano, Cristina Tommasini, la spagnola Carmen Valero che nel '77 sarà la prima vincitrice straniera (replicherà nel '78), le norvegesi Ingrid Kristiansen e Grete Waitz, Nadia Dandolo, Rosanna Munerotto col record di tre vittorie, la tedesca Uta Pippig, Silvia Sommaggio (vince nel '94 e sarà l'ultima vittoria italiana al femminile), l'inglese Paula Radcliffe, l'ungherese Aniko Kalovics. La prima africana a salire sul podio sarà la keniana Tegla Loroupe (2a nel '93) cui seguirà una moltitudine di altre africane del Kenya e dell'Etiopia con una sola presenza marocchina (Zahra Ouaziz, vincitrice nel '99).
Come è facile immaginare gli episodi da raccontare sarebbero infiniti così come le cronache delle gare con le lotte all'ultimo respiro per aggiudicarsi la vittoria. Qualcuno potrebbe dire “Roba da scriverci un libro”. Ebbene, questo libro è stato scritto: è intitolato “Campaccio... e dintorni – 50 anni di storia” ed è stato pubblicato nel 2006 in occasione del 50° “Campaccio” in uno col Campionato Europeo. Tra gli episodi raccontati nel libro, ne estrapoliamo qui brevemente due. Edizione del '90. Quel giorno la corsa si svolse in un paesaggio inconsueto. Tutto era dipinto di bianco in un'esplosione d'arabeschi. Si sarebbe detta neve caduta nella notte. E invece non era neve, era brina, una fantastica brina. Edizione del 2009. Anche quel giorno la corsa si svolse in un paesaggio tutto ammantato di bianco: questa volta era proprio neve, una neve incessante che ricopriva di bianco tutti gli atleti tanto da farli sembrare al loro apparire dei fantasmi avvolti in lenzuola. Fu uno scenario irreale, davvero fiabesco. Quando si dice il cross...
Nel 2000 e nel 2005 la Sangiorgese ospita i Campionati italiani di Società di corsa campestre e li ospiterà per la terza volta il prossimo 27 febbraio. Nel 2006 si è tenuta a San Giorgio la 13a edizione dei Campionati Europei di cross: un autentico successo come organizzazione e come medaglie azzurre: 5 (oro ad Andrea Lalli e alla squadra tra gli juniores; bronzo a Daniele Meucci e argento alla squadra maschile under 23; bronzo alla squadra under 23 femminile).
La valenza della Sangiorgese è stata ampiamente riconosciuta dal Coni che le ha assegnato tre stelle al merito: nel '76 quella di bronzo, nell'83 quella d'argento, nell'88 quella d'oro. Forse è anche un po' grazie a questo manto di stelle che il cielo del “Campaccio” è e sarà sempre così luminoso.

Per info: Ufficio Stampa Campaccio - Cesare Monetti ufficiostampa@campaccio.it


Anteprima 2011: Brooks T7 Racer

Le scarpa da running Brooks hanno solitamente un design "tranquillo", senza disegni troppo appariscenti ed eccessivi.
Ad eccezione della nuova Brooks Racer T7, che farà la sua comparsa sugli scaffali dei negozi la prossima pprimavera.
La T7 Racer è una scarpa ultra-leggera e molto flessibile, con un look davvero aggressivo sottolineato dal brand in primo piano sulla punta (un po' come per la Mach 12 da cross). La scarpa ha un top asimmetrico che tiene ben saldo l'arco del tallone.
 A breve una recensione più approfondita, soprattutto per le novità tecniche introdotte dal nuovo modello.

25 novembre 2010

Nokia Twitter Café

Nokia invita ufficialmente tutti i propri utenti a prendere parte ad una nuova interessante iniziativa, chiamata Nokia Twitter Cafè, durante la quale sarà possibile conversare con i principali designer del produttore finlandese.
Niilo Alfthan, Senior Design Manager, Smartphone (su Twitter è @NiiloatNokia), Tomas Ivaskevicius, Nokia C7 lead Designer (su Twitter è @TomasatNokia) e Iain Pottie, Senior Industrial Design Manager, Smartphones (su Twitter è @IanatNokia), martedì 30 novembre, dalle 10:00 alle 11:00, si metteranno a disposizione di tutti gli utenti che vorranno porgere loro qualche domanda.
I designer di Nokia seguiranno tutti i tweet che conterranno il tag #NokiaDesign e risponderanno alle domande che saranno loro poste. Inoltre, sarà possibile conversare direttamente con loro utilizzando l'account Twitter personale di ciascuno di essi (@NiiloatNokia, @TomasatNokia, @IanatNokia).
Principali protagonisti dell'iniziativa saranno i nuovi Nokia C7 e C6-01. Ma ci sarà spazio per discutere anche di altri terminali e di nuovi progetti.

7 maratone - 7 giorni - 7 continenti

Marie-Louise Stenild negli ultimi 5 anni ha accarezzato l'idea di correre 7 maratone in 7 giorni su 7 diversi continenti, ovvero 7x7x7. Impresa al limite delle possibilità umane, nata perché in un giorno di pioggia Maria è andata ad ascoltare Sir Ranulph Fiennes parlare ed è stata completamente colta di sorpresa dai suoi successi.
La probabilità di attraversare il Polo Sud è probabilmente piuttosto remota, ma una cosa le venne in mente durante il discorso: “Io amo correre”. Marie ha deciso, quindi, di raccogliere fondi per un ente di beneficenza privata, l'Adam Rogers Trust, e ha contattato il Guinness Book of Records che ha confermato il suo tentativo di record.
Marie-Louise Stenild è la prima donna a correre 7 maratone in 7 giorni su 7 continenti diversi!
Il fallimento per lei semplicemente non è un'opzione. Ha 36 anni ed è originaria della Danimarca. Da sette anni vive e lavora a Londra.
Marie è allenata da Juan Pablo Garcia, un personal trainer specializzato in corsa, che ha una lunga esperienza con la corsa di lunga distanza e ha partecipato a diverse maratone egli stesso.
 
Le tappe dell’impresa:
  1. Isole Falklands (Antartide) 30 ottobre 2010
  2. Santiago (Cile - Sud America) 31 ottobre 2010
  3. Los Angeles (USA - Nord America) 1 novembre 2010
  4. Sydney (Australia - Oceania) 3 novembre 2010
  5. Singapore (Asia) 3/4 novembre 2010
  6. Cairo (Egitto - Africa) 4/5 novembre 2010
  7. Londra (UK - Europa) 5 novembre 2010
 

24 novembre 2010

Paula Radcliffe correrà una sola maratona nel 2011

L’inglese, il cui record di 2h15’252 è fermo dal 2003, è tornata ad allenarsi dopo aver dato alla luce il secondo figlio, Raphael, lo scorso settembre.“Voglio assicurarmi di avere tempi di recupero giusti e questa volta il ritorno dalla gravidanza è molto più lento di quello fatto dopo Isla”, ha detto Paula dalla sua casa nel Principato di Monaco.
“Penso che il mio corpo abbia bisogno di più tempo per entrare in forma più gradualmente e per me la priorità assoluta è garantire di essere in forma e di poter fare buone prestazioni nel 2012” (alle Olimpiadi di Londra dopo le quali, probabilmente, lascerà il professionismo).
“So cosa serve per raggiungere il massimo; non si possono prendere scorciatoie, il tuo corpo deve essere in grado di farlo o no” - ha aggiunto la 36enne - “non puoi ingannare te stessa e credere: <> se non hai fatto la preparazione necessaria”. “È un linea sottile, ma capisco e so che invecchiando devi essere più furba e meglio preparata. Quindi devo essere più attenta al numero di gare che corro ogni anno e scegliere per il meglio".
L'ex campionessa del mondo di maratona ha ormai recuperato appieno dall’infortunio al piede che ha richiesto un intervento nel 2009 e le ha impedito la difesa del titolo a Berlino lo scorso anno. “Guardandomi indietro, col senno di poi, so di aver cercato di tornare in gara troppo presto” “ho cercato di compensare moltissimo negli ultimi due anni e questo spiega bene l’infortunio, che era più collegato a un problema biomeccanico che al fatto di correre troppo miglia".
La Radcliffe sta pensando di partecipare ai Campionati del Mondo del prossimo anno a Daegu (Corea del Sud), ma non nella maratona. “Posso tornare alle chiodate ora e mi piacerebbe andare ai Campionati del Mondo su pista. La maratona è troppo il prossimo anno, date le condizioni lì”.
Paula Radcliffe prevede di iniziare quello che sarà un intenso piano di accumulo in vista delle Olimpiadi del 2012, col ritorno ad alta quota ad Albuquerque (New Mexico - USA).
“Non escludo nulla a questo punto, ma penso di correre più 5.000, 10.000 e mezze maratone per poi fare una maratona per qualificarmi ed essere pronta ad andare a Londra” ha detto. Nelle passate edizioni delle Olimpiadi ha ottenuto risultati deludenti in maratona (abbandono ad Atene ’04 e 23ma a Pechino ’08).
Ma la Radcliffe non è preoccupata da un possibile “incubo olimpico”: “Questo è un bene per me, perché significa che i miei demoni non sono chiusi a chiave e non mi perseguiteranno per sempre...".

23 novembre 2010

Blanka Vlasic e David Rudisha atleti dell’anno

Blanka Vlasic (CRO) e David Rudisha (KEN) sono stati eletti atleti dell’anno 2010 dalla IAAF, grazie al voto della giuria della federazione e dei tifosi di tutto il mondo.
La croata Blanka Vlasic, due volte campionessa del Mondo di salto in alto, ha aggiunto un secondo titolo Mondiale indoor alla sua collezione quest’anno, è imbattuta in sette eventi della Diamond League consecutivi e ha anche conquistato la Coppa Continentale IAAF nella sua città natale di Spalato.
Il 21enne Keniota David Rudisha ha infranto il record del mondo degli 800 m. due volte quest’anno, è imbattuto in 12 gare sulla distanza, ha vinto il titolo continentale africano e la gara di apertura della Coppa Continentale IAAF.
La Vlasic, seconda saltatrice di sempre con 2,08, ha disputato un’altra splendida stagione difendendo il titolo continentale e restando praticamente imbattuta nelle gare indoor. Ha vinto il suo primo titolo continentale e 12 gare sulle 14 disputate in stagione. “Questo è un risultato incredibile, non posso fare meglio di così. Sono orgogliosa e onorata" - ha detto Blanka alla cerimonia di consegna dei premi svoltasi a Montecarlo. “Ho combattuto in ogni gara quest’anno, quindi I passi Avanti fatti valgono molto di più psicologicamente che l’essere capace di saltare una certa altezza. Vincere questo premio dopo questa stagione vale ancora di più". In tutto, Blanka Vlasic ha vinto 18 gare su 20 di quelle cui ha partecipato.
"Devo ammettere che essere nominato Atleta dell’anno è un onore e un risultato tremendo che ogni atleta raggiungere” ha detto David Rudisha ricevendo per la prima volta l’onorificenza. A 21 anni e 338 giorni, Rudisha è il più giovane vincitore uomo del titolo di Atleta dell’Anno.
A Berlino lo scorso 22 agosto il giovane Keniano ha fermato il cronometro sul tempo di 1:41.09 demolendo il record del mondo detenuto da Wilson Kipketer da ben 13 anni. Solo una settimana più tardi, Rudisha si è migliorato volando in 1:41.01 a Rieti (una pista che porta bene a chi tenta i record…). “Dopo aver battuto per due volte in una settimana il record del mondo, speravo di vincere questo premio" ha concluso Rudisha.

Gli altri premi di categoria sono stati vinti da:
Allenatore: Santiago Antúnez (CUB)
Migliore promessa maschile: Till Wöschler (GER) (Medaglia d’argento europea juniors nel giavellotto 2009 e primatista nazionale)
Migliore promessa femminile: Angelica Bengtsson (SWE) a 17 anni ha vinto il campionato del Mondo giovanile di salto con l’asta (2009), proseguendo con le vittorie di quest’anno nei campionati del Mondo Juniores e nei giochi olimpici giovanili a Singapore.
Giornalista sportivo: Atsushi Hoshino (JPN)

22 novembre 2010

Vertical Running: assegnati a Singapore i titoli del Campionato del Mondo 2010

Thomas Dold e Melissa Moon Campioni del Mondo 2010.  Ruga, De Gasperi, Vassalli e Bonacina tra i migliori atleti dell’anno.
Una gara molto bella ed avvincente ha celebrato ieri a Singapore l’ultima tappa del “Vertical World Circuit”, il Campionato del Mondo di corsa sui gradini dei palazzi più belli nei 5 continenti.
Una specialità nuova, curiosa ed originale che si è imposta all’attenzione del pubblico, degli atleti e dei media perché gli scenari di gara sono gli altissimi e spettacolari grattacieli di alcune delle città più importanti del mondo. Un misto di novità, agonismo, fatica e architettura, che ha collegato e contagiato le città di Milano, New York, Londra, Basilea, Berlino, Taipei, Sydney e Singapore.
In campo maschile anche quest’anno il migliore di tutti è stato il campionissimo tedesco Thomas Dold, già vincitore nel 2009. A gennaio ha vinto la prima tappa di Milano e ieri ha trionfato nell’ultima prova di Singapore. Una marcia trionfale con le vittorie a New York, Berlino e Sydney e una sola sconfitta a Taipei per merito dell’italiano Marco De Gasperi che lo ha sconfitto sul grattacielo più simbolico e più alto del circuito (91 piani, 2.046 gradini, 391 metri di dislivello), la seconda torre più alta del mondo.
Un'atleta neozelandese ha invece spodestato l’italiana Daniela Vassalli dal trono di Campionessa del Mondo che aveva conquistato nel 2009. Ciò è successo proprio nell’ultima gara di Singapore. Melissa Moon ha meritato il titolo con la vittoria di ieri e, nel corso dell’anno, con i successi di New York e Taipei e il secondo posto di Sydney. Non sono state sufficienti alla Vassalli le vittorie di Milano e Londra e i piazzamenti di Basilea e Berlino. Comunque per la bella e fortissima begamasca uno straordinario 2° posto che la conferma ai vertici della specialità.
Le ragazze italiane sono state assolute protagoniste anche per merito della regolarissima Cristina Bonacina che ha conquistato un eccellente 3° posto assoluto nel ranking mondiale 2010.
Il Vertical Running ha consacrato il Team Italiano come il migliore del mondo anche tra gli uomini. Gli specialisti di corsa in montagna hanno saputo affinare le tecniche “vertical” e la corsa sui gradini con eccellenti risultati. 3 atleti nei primi 10 posti della classifica assoluta mondiale. Oltre a De Gasperi (7°) e al regolarissimo Dario Fracassi (9°) il nuovo ed eccezionale protagonista è stato il comasco Fabio Ruga. Determinato, forte e velocissimo è stato bravissimo in tutte le gare dove ha partecipato con i migliori risultati a Londra (1°) a Milano (2°) a Basilea (4°) a Taipei (5°) e il superbo risultato (3° assoluto) proprio ieri a Singapore nei 73 piani, 1.336 gradini e 226 metri di dislivello, della Swisshotel Vertical Marathon.
L’affermazione e il successo del Campionato si misura anche dai numeri. Alle prove “mondiali” nel corso del 2010 hanno preso parte oltre 7.000 atleti di 30 nazioni (nei primi posti del ranking finale 2010 sono presenti atleti di 10 differenti nazioni...). Ogni informazione sul sito ufficiale.
In numerosi paesi si sono costituiti Team specializzati che stanno accrescendo le proprie competenze tecniche. Italia, Spagna, Germania, Stati Uniti, Messico, Gran Bretagna e Repubblica Ceca guidano il movimento degli atleti “Elite” mentre gare qualificate sono nate e si sono affermate in prestigiose metropoli internazionali quali New York, Taipei, Sydney e Londra.
Proprio Londra ospita ogni anno 3 avvincenti gare ed è recentemente nato un campionato nazionale. Lo scorso agosto a San Paolo del Brasile la 1° edizione della Corrida Vertical, nel bellissimo grattacielo Nestlè (31 piani), è stata di grande successo con clamore e seguito di interesse e appassionati in tutta l’Amercia Latina. Con il Brasile anche Austria, Emirati Arabi, Vietnam, le città di Chicago e Bilbao ecc sono interessati ad inserire le proprie gare nel “Vertical World Circuit”.
Questo Campionato del Mondo ufficiale è promosso da ISF (International Skyrunning Federation) che coordina le attività sportive, agonistiche e di ricerca scientifica degli “Skyrunners” cioè i “corridori del cielo” che aderiscono a questa particolare disciplina.
Una vera e propria “moda agonistica” ma anche un esercizio sportivo alla portata di tutti per migliorare il proprio benessere e la propria salute. “Stairs and not lift”, “Prendi le scale e non l’ascensore...!” è il simpatico slogan che in questo anno 2010 ha ancora di più accomunato gli appassionati in molti paesi dl mondo.
In dicembre sarà reso noto il calendario mondiale 2011 che vedrà Milano sede della tappa italiana nel nuovo grattacielo di Regione Lombardia; “Vertical Sprint 2010” è stata considerata dalla commissione tecnica ISF la miglior organizzazione dell’anno.

E se domani...

La scorsa settimana da Linus e Nicola Savino a “Deejay chiama Italia” era ospite Alex Zanardi. Presentava la trasmissione “E se domani” che è andata in onda sabato scorso su Rai 3.
Incuriosito ho guardato la trasmissione e non mi sono scollato dallo schermo fino alla fine. Si tratta di una trasmissione di divulgazione scientifica dal sottotitolo “Quando l’uomo immagina il futuro” ed è un programma totalmente nuovo a cominciare proprio dalla conduzione. Alex Zanardi, per la prima volta nella veste di presentatore televisivo, a conduce molto spigliato, mai banale e soprattutto senza che la sua opinione sul tema trattato prevalga o influenzi i telespettatori.
Il programma vuole indagare “il futuro della nostra società e delle persone che la costruiscono e la costruiranno, con uno sguardo ottimista, curioso, contemporaneo e sempre aggiornato sul mondo che cambia”, come recita la presentazione ufficiale e almeno nella prima puntata direi proprio che ci sono riusciti in pieno.
Di fatto vengono proposte e discusse le opportunità che oggi esistono per vivere il presente “con serenità ed entusiasmo”, ma anche con un occhio alle implicazioni future sulla Terra.
“Io non sono certo un divulgatore né lo diventerò. Non spiego e non salgo in cattedra, ma faccio domande: vorrei essere il tramite fra gli spettatori e lo scienziato a cui chiediamo risposte” dice Zanardi.
Nel corso della puntata sono proposti filmati di approfondimento su temi di carattere scientifico con storie vissute in prima persona da testimoni. In studio discutono ospiti del mondo scientifico e imprenditoriale, sempre in maniera garbata e divulgativa, senza eccedere in paroloni incomprensibili e, cosa ormai rara nella tv generalista odierna, senza mai alzare la voce o cercare di far valere a tutti i costi la propria opinione. È, questa, una delle caratteristiche che più mi ha colpito in positivo del programma. Finalmente un programma non urlato, dove gli ospiti non vogliono a tutti i costi convincere il telespettatore che hanno ragione (o, peggio, che tutti gli altri hanno torto), ma cercano serenamente di far comprendere l’argomento.
Tra gli ospiti fissi Stefano Moriggi (docente di filosofia della scienza all’International School for the Promotion of Science di Milano ed editorialista della rivista scientifica Newton) che coadiuva Zanardi nello stimolare gli ospiti così come il pubblico.
Paola Maugeri, giornalista e nota ambientalista, è invece la protagonista di un docureality in cui si misurerà in prima persona con una grande sfida: vivere a Impatto Zero nella vita di tutti i giorni, in una città complessa come Milano. In ogni puntata un filmato racconterà brevemente quanto accaduto in settimana alla Maugeri, alle prese con il difficile tentativo di inquinare il meno possibile. Ad essere onesto, è stata la parte meno interessante del programma, soprattutto perché le soluzioni proposte non sono certo alla portata della “gente comune” (ad esempio farsi un orto personale dove coltivare verdure… ma chi ha il tempo, lavorando 8 ore al giorno, di curare anche un orto…?)
Infine, Marco Della Noce nelle vesti del replicante di Blade Runner commenterà a suo modo le curiosità del mondo scientifico. Anche qui, un piccolo passo indietro per il bravissimo comico, che ha creato un nuovo personaggio andando però a “copiare” un po’ troppo il suo precedente alter ego Oriano Ferrari di Zelig…
Nel complesso, comunque, mi ripeto sottolineando l’attrattiva del programma, davvero da non perdere se possibile.

21 novembre 2010

A Pechino i mondiali di atletica del 2015

Sarà la capitale della Cina ad ospitare lai campionati del mondo di atletica del 2015, come ha approvato dall’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica (IAAF) nella riunione di Montecarlo dell’organo di governo del Consiglio di atletica internazionale.
Pechino sarà la quarta città asiatica ad ospitare il Campionato del Mondo, dopo le due edizioni in Giappone (Tokyo ’91 e Osaka ‘07) e Daegu (KOR) che ospiterà l’edizione del 2011.
Si tornerà, dunque, a gareggiare allo stadio Nazionale di Pechino, il famoso "Bird’s Nest Stadium" che nel 2008 ospitò i Giochi Olimpici e ne fu simbolo.
Lamine Diack, Presidente della IAAF, ha dichiarato, nel discorso di nomina di Pechino, come questa sia una grande opportunità per l’atletica e per la Cina per “contribuire a incrementare la cultura dell’atletica in una nazione con 1,6 miliardi di abitanti. Come si dice spesso, la Cina non è una nazione ma un continente”.
I Mondiali di Atletica si dovrebbero svolgere dal 29 agosto al 6 settembre 2015, come proposto dalla Cina, ma le date devono ancora essere approvate dal IAAF.
Pechino negli ultimi anni ha sempre più avuto lo sport in generale e l’atletica in particolare come focus. Nel 2006 ha ospitato I campionati del mondo Juniores di atletica leggera; inoltre qui si corrono diversi eventi IAAF, non ultima la Maratona di Pechino, che può vantarsi di essere una “IAAF Gold Label Road Race” (come Roma) e che quest’anno ha festeggiato il 30° anniversario.

La campestre che non c'è

Questo avrebbe dovuto essere il post del mio esordio nelle campestri; invece Giove Pluvio ci ha messo lo zampino (vista la pioggia che è scesa e che scendeva direi lo zampone...) e quindi obtorto collo ho mollato il colpo.

Il percorso era in gran parte impraticabile e il resto era ai limiti della praticabilità; anche i giudici stavano decidendo cosa fare, purtroppo il Bosco delle Quercie a Seveso (MB) non ha retto a due giorni di pioggia battente e fittissima...
Quindi il debutto nel fango è rimandato a giovedì al Corrigiuriati, mentre domenica mi aspetta la Cucchi Marathon che si sarebbe dovuta correre oggi e che causa pioggia è stata rimandata a domenica prossima appunto. Sono, in parte, contento perché almeno riuscirò ad esserci e così non avrò mancato a nessuna edizione!!
Buona domenica a tutti!

20 novembre 2010

Scarpa d'Oro Half Marathon e non solo...

La Scarpa d’Oro Half Marathon inaugurerà anche il prossimo anno la primavera delle corse su strada con la quinta edizione della Mezza Maratona di Vigevano che si correrà domenica 20 marzo 2011.
Gli organizzatori, che per l’edizione 2011 hanno fatto richiesta alla FIDAL di inserimento della manifestazione nel calendario nazionale delle corse su strada, arricchiranno il programma dell’evento con l’inserimento di una Stracittadina di 5 km non competitiva e della prima edizione della Scarpa d’Oro in Rosa, una non competitiva, sempre di 5 km, dedicata esclusivamente alle donne. Entrambe le corse ricalcheranno la parte cittadina del percorso della mezza maratona, ripercorrendo quindi le vie del centro storico, con il passaggio in Piazza Ducale, nel Castello Sforzesco e lungo la strada Coperta del ‘400.
In questo modo gli organizzatori intendono sperimentare nuove formule e distanze per coinvolgere sempre più persone alla manifestazione ed avvicinare gradualmente al mondo della corsa chi ancora non intende affrontare l’impegno competitivo.
Partenza e arrivo saranno come sempre allo Stadio Comunale Dante Merlo con partenza alle ore 9:30.
Maggiori informazioni sul regolamento delle manifestazioni, costi e procedure d’iscrizione verranno rese note al più presto sul sito ufficiale della manifestazione e sulla pagina Facebook.
La Scarpa d’Oro Half Marathon e gli eventi correlati saranno come sempre organizzati dall’Atletica Vigevano, dalla GMI Sport Events e dal Comune di Vigevano, in collaborazione con l’Avis Vigevano, l’Avis Gambolò, la Protezione Civile, il Corpo Volontari Parco del Ticino ed il gruppo degli Alpini di Vigevano.


19 novembre 2010

Mezze di inizio anno

L’A.S.D. Triathlonlecco / Spartacus è lieta di comunicare che per la stagione podistica di corsa su strada 2011 concentrerà le proprie forze organizzative sulle seguenti mezze maratone:
  • 2 GENNAIO 2011 - 2a Maratonina di Annone Brianza (agonistica e promozionale) + promozionale Km. 10,548
  • 13 FEBBRAIO 2011 - 4a Maratonina Città di Lecco (agonistica e promozionale) + promozionale Km 10,548
Dopo il successo delle edizioni 2010 le due manifestazioni si pongono tra le più interessanti del panorama nazionale con accesso a tutti gli atleti tesserati per società italiane FIDAL ed Enti di promozione relativi.
Ad Annone Brianza (LC) verrà riproposto il felice ed allenante percorso di gara della prima edizione,leggermente mosso,ad alto contenuto naturalistico/paesaggistico,il Centro Logistico del recente ed attrezzato Palazzetto Comunale concentrerà i reparti segreteria, bar, spogliatoi, docce, salone premiazioni e pasta party.
A Lecco verrà presentato un inimitabile e rivisitato percorso di gara concentrato esclusivamente nel territorio del Comune di Lecco: velocissimo, esclusivamente pianeggiante, distribuito su due inimitabili giri che potranno dare massima visibilità e spettacolarità alla gara ed al magnifico Lungo Lago cittadino che verrà totalmente chiuso al traffico.
Naturalmente il tutto si svolgerà con partenza ed arrivo presso la magnifica struttura polivalente del PALATAURUS che potrà ospitare ben 5000 atleti durante tutte le fasi logistiche della Manifestazione.
Tutte le info sono disponibili sul sito dell’organizzazione oppure scrivendo a spartacus@triathlonlecco.it
 
Albo d'Oro Maratonina Città di Lecco

2008
Maratona
Daniela Gilardi (SEV Valmadrera) 2h52'11''
Pietro Cilento (CSS Brescia) 2h26'41''

Mezza Maratona
Marco De Gasperi (Forestale) 1h 06' 15''
Laura Giordano (Conegliano) 1h 14' 50''

2009
Maratona
Antonio Armuzzi 2h21'20"
Laura Valsecchi 3h52'49"

Mezza Maratona
Amor Rached (Pro Sesto Atletica) 1h07'02"
Paola Testa (Italgest Club) 1h22'07"

2010
Mezza Maratona
Silvio Gatti (Falchi Lecco) 1h05'59"
Paola Testa (Italgest Club) 1h18'49"

18 novembre 2010

Nuovo look per l’Idroscalo

Una delle mete preferite da parte dei milanesi nei mesi estivi è certamente l’Idroscalo, ma soprattutto è una splendida opportunità per tanti podisti che qui si allenano tutto l’anno.
Il "mare dei milanesi" cambierà aspetto in vista dell’Expo 2015 e proprio ieri i presidenti della Regione Lombardia e della Provincia di Milano, insieme ai sindaci di Peschiera Borromeo e Segrate, hanno siglato un accordo per la realizzazione delle opere con relativo finanziamento (6 milioni di Euro).
Tra le 18 opere da realizzare, “tutte pensate nel rispetto del verde e del sistema ecologico dell’Idroscalo nonché destinate a rimanere patrimonio delle famiglie anche dopo l’Expo”, segnalo lo stadio del nuoto, una pista di pattinaggio su ghiaccio, una pista da sci di fondo, il teatro all’aperto, il nuovo Villaggio del bambino. L’Idroscalo sarò ulteriormente collegato alla rete ciclopedonale dei comuni limitrofi, offrendo la possibilità di raggiungere il parco senza usare l’auto o la moto.
Ampio spazio dovrebbe essere riservato agli interventi per migliorare l’accessibilità e agli impianti di illuminazione. Infine, il conferimento all’Idroscalo di circa 600.000 metri quadrati di terreni confinanti porterà l’estensione totale del parco a oltre 2,2 milioni di metri quadrati (+30%).
Spiace rilevare, tuttavia, come ancora oggi siano fuori uso tutte (!!) le colonnine SOS, alla faccia della sbandierata sicurezza del parco stesso e come assolutamente nulla sia segnato per quanto riguarda i podisti, gli unici che, insieme ai canottieri, sfruttano appieno il parco ogni giorno tutto l’anno. Il fondo, da poco rifatto, presenta diverse aree sconnesse e che con le piogge diventano mini piscine; da sempre, infine, mancano degli spogliatoi così come un luogo dove poter lasciare una borsa sottochiave (basterebbero degli armadietti tipo palestra). In ultimo mi auguro che l’ottimo sistema wi-fi gratuito presente al momento solo nella zona tribune venga esteso a tutto il parco e sia sempre attivo (ad oggi, infatti, è attivo solo d’estate…).

15 novembre 2010

Trop Test: Hoka OneOne

Alla ricerca di una scarpa per il trail, mi sono fatto convincere a dare una chance ad una novità che, ne sono certo, farà molto parlare di se prossimamente.
“Now it is time to Hoka OneOne”: da questo slogan nasce Hoka OneOne, una novità nel mondo del trail running che merita uno sguardo più da vicino.
Nata dalla grande esperienza di Christophe Aubonnet, questa azienda francese si presenta al mercato con un concetto innovativo e di rottura sul passato. Il concetto di sensibilità del piede a contatto con lo sterrato viene completamente ribaltato: se preferite una mountain bike ammortizzata, perché dovreste preferire una scarpa meno ammortizzata di un'altra…? E' un proclama forse semplice, forse troppo, ma il concetto alla base di Hoka OneOne è proprio questo.
L'esperienza del gruppo di lavoro è talmente importante che non ci si può non aspettare che buoni risultati da questo nuovo progetto.
Le scarpe Hoka OneOne si differenziano per il profilo dell'intersuola e per la superficie enorme della pianta; sviluppata inizialmente per garantire performance di altissimo livello nella fase di discesa, il design particolare permette di avere un'ottima risposta anche durante la salita. Il peso ridotto, l'ammortizzazione extra offerta dalla particolare EVA utilizzata (quasi il 30% più soffice della media) e il design da 40 mm. della suola offrono un comfort impareggiabile all'atleta.
I primi feedback sono davvero incoraggianti: comodità a livelli massimi, buona risposta anche in salita, protezione totale ed estrema velocità lungo le discese. A mio avviso la calzata è stretta, simile a Nike per intenderci, e ammetto che la superficie extra della suola e lo spessore dell'intersuola richiedono un minimo di adattamento e di abitudine alla novità. Una volta messi a fuoco queste due caratteristiche e abituati alle differenti risposte, le Hoka OneOne rispondono in maniera precisa e ottimale in qualsiasi situazione.
Io ho testato il modello Mafate Low, che presenta una suola a costruzione a costruzione “rocker” in grado di assicurare un ottimo grip, adeguato comfort e, soprattutto, protezione; la sensazione è quasi quella di “volare” letteralmente sul terreno. Tenete presente che queste scarpe sono state sviluppate al fine di massimizzare l'efficienza muscolare attraverso la riduzione dello stress di muscoli e articolazioni indipendentemente dal terreno e dalla distanza percorsa.
L'intersuola presenta una trave elastica spessa circa 2,5 mm. e, una volta compressa, è in grado di restituire un ritorno immediato alla caviglia, aumentando in questo modo accelerazione e spinta e dando maggior fluidità alla rullata. La reattività è assicurata anche durante la fase della salita con un'ottima protezione ai talloni e alle caviglie.
Queste scarpe hanno il 50% di superficie d'appoggio in più e il 35% in più di tacchetti per il massimo grip. Volume di ammortizzazione superiore di 2,5 volte grazie all'utilizzo di un EVA più soffice. Il mix di questi due caratteristiche apporta anche un buon controllo su eventuali difetti d'appoggio. Proprietà ammortizzanti dell'intersuola aumentate del 30%, con un notevole beneficio riscontrabile ad ogni appoggio.
Il design da 40mm della suola consente alle Hoka di incorporare un profilo rocker di 13 cm. che rappresenta il 50% della lunghezza totale. Questa forma particolare assicura una risalita dinamica, fluida e senza sforzo, per transizioni veloci e naturali.
Il peso complessivo è abbastanza ridotto, la misura 10,5 US pesa 335 gr.

Di seguito l’intervista a Christophe Aubonnet, fondatore di Hoka OneOne, rilasciata a Outdoor Magazine (a cura di OSCAR POZZAN - n. 4/2010).

Un progetto giovane, originale ed ambizioso. Con un nome evocativo e con alle spalle “pezzi da 90” della sport industry, con esperienze maturate in aziende importanti, Salomon su tutte. Gli ingredienti per una storia da approfondire e raccontare con dovizia di particolari, come piace a noi di Outdoor Magazine, c’erano tutti. Per questo ospitiamo volentieri sulle nostre pagine questa esclusiva intervista a Christophe Aubonnet, in qualità di product manager di Hoka Shoes, marchio distribuito in Italia dalla società ABC Distribution di Alberto Penne: ex sales manager di Salomon Italia e grande appassionato di sport, tanto che la sua prima conoscenza con Christophe risale proprio alla finale mondiale della X-Adventure tenutasi ad Ottobre del 2000 in Sicilia. Nato a Bourg Saint Maurice 40 anni fa, Christophe è sempre stato un atleta di alto livello: pratica mtb, kayak e sci alpinismo e da giovane ha pure conquistato la Coppa Europa di sci alpino e vinto alcune gare internazionali di slalom kayak. Nell’ultimo decennio della sua vita, lavorativa e non, si è dedicato soprattutto al trail running, settore nel quale è molto conosciuto e che ha cominciato ad approcciare nel 2000, prendendo parte a eventi di adventure racing che comprendevano anche sezioni di running. Ha più volte conquistato il podio in Coppe Mondiali di Adventure Racing e diverse gare ultra-endurance tra le quali la Marathon Des Sables, l’UTMB,Diagonale Des Fous e il Pierramenta.

Continui tutt’ora a partecipare a gare di trail running?
Naturalmente continuo a prender parte a competizioni di trail running. Lo scorso febbraio sono arrivato quarto alla Coppa del Mondo di Adventure Racing in Ecuador. Tra maggio e giugno prenderò parte a gare internazionali in Francia e in Slovenia. In agosto parteciperò all’UTMB e a ottobre non mancherò all’Adventure Racing World Championship in Spagna.

Oltre che un atleta sei da molti anni anche product manager. Come hai cominciato?
Salomon è stata la mia prima azienda. Sono entrato a far parte del suo staff nel 1993, subito dopo il master in ingegneria meccanica. Fino al 1998 ho lavorato nel reparto R&D di sci alpino racing. Dopodiché sono passato alla divisione footwear dove ho lavorato per sei anni in qualità di product developer. Ho sviluppato alcuni progetti su scarpe da trekking, da montagna e da skate.

Sei anche uno dei padri dei modelli che hanno reso famosa l’azienda nel trail running, dalla Xa-Pro alla Speed Cross. Quando ha preso il via il progetto dedicato a questa attività?
Abbiamo iniziato nel 1999 con lo sviluppo di modelli da raid race, super raid e raid sport. Ho effettivamente avuto l’opportunità di far parte del team Salomon che ha dato vita a questa grande avventura nelle calzature da trail running, che rappresentavano una nuova esperienza per l’azienda. Il successo che hanno riscontrato è stato incredibile. Per questa categoria ho poi gestito il marketing prodotto dal 2004. La mia collaborazione con l’azienda si è protratta fino alla fine del 2008.

Cosa ricordi con più piacere degli anni nei quali hai lavorato per Salomon?
La sensazione di essere dei pionieri in qualcosa in cui credevamo profondamente. E l’enorme impegno profuso nel tentativo di dimostrare alla gente (lo staff interno, quello delle filiali, i retailer, i magazine e i clienti) l’enorme potenziale del trail running nonostante il generale scetticismo.

Da atleta e product manager, quali sono i tre marchi nel settore trail running che ammiri di più a livello mondiale?
In primis ASICS per l’impegno globale nel running. Poi Inov8 per il suo essere core. E, naturalmente, Salomon, non solo perché è parte della mia storia ma anche perché è uno dei brand che contribuiscono a rendere il trail running così “attraente”.

Veniamo al tuo presente e quindi ad Hoka Shoes. È vero che la prima idea nacque attorno al 2000 sui versanti dell’Etna?
È vero! Nel novembre del 2000 eravamo in Sicilia per un’adventure race sui pendii dell’Etna. Qui abbiamo incontrato persone che ci hanno trasmesso i valori di uno stile di vita autentico: vitalità, autenticità, emozioni, adrenalina, una discesa molto veloce e una risalita carica di ispirazione. Durante questo fantastico viaggio un atleta neozelandese ha esordito con “Now it is time to Hoka Oneone”, intendendo letteralmente “È tempo di volare giù per il versante come se avessimo gli sci ai piedi, se stessimo facendo parapendio o se fossimo su una tavola da surf”. Questa filosofia, semplice e al contempo carica di significato, ci ha molto colpito. Così abbiamo iniziato a immaginare un prodotto da trail running rivoluzionario, che avrebbe potuto rendere reale l’immagine suggerita da quella frase.

Perchè avete aspettato 10 anni prima di lanciare ufficialmente il marchio sul mercato?
È come per i sogni che ognuno di noi ha in mente. Li abbiamo stampati nella memoria e periodicamente capita di ricordarli. Finché un giorno qualcosa cambia e pensiamo sia tempo di realizzarli.

Chi c’è dietro a questo progetto e quali sono i vari ruoli?
Innanzitutto i tre racer che quel giorno in Sicilia hanno avuto l’intuizione alla base del progetto: Jean-Luc Diard, Nicolas Mermoud ed il sottoscritto. I primi due sono i titolari dell’azienda e hanno gestito tutti i passaggi che hanno reso possibile la nascita del brand. Io mi occupo dei concetti (R&D, prototipi e test) e contribuisco a mantenere vivo il marchio. Poi ci sono molte altre persone che si sono unite a noi in questa avventura. In particolare la struttura europea coinvolge Guillaume Diard (figlio di Jean-Luc), che segue il marketing, e Fred Moreau, supervisore della struttura commerciale. Ad essi si aggiunge Alberto Penne che, tramite la sua società ABC Distribution, distribuisce il marchio in Italia. Tale “missione” viene svolta grazie a una rete agenti composta da sette persone. Tutti i nostri collaboratori hanno alle spalle molti anni di esperienza nei propri ambiti. E questo dimostra il potenziale successo che può raggiungere il brand.

Il concetto generale è quindi quello di valorizzare e facilitare anche nel trail running la fase della discesa. In che modo?
La fase di discesa è una delle più critiche nel trail running perché richiede più fatica, c’è il rischio di infortuni e sono necessarie calzature con grande grip e supporto alle articolazioni. Siamo riusciti ad ottenere un livello di ammortizzazione e comfort senza eguali, con ovvi benefici. Che consentono al runner di “volare” giù per il versante in maniera più rilassata e dunque di risparmiare fatica proteggendo al contempo muscoli e articolazioni.

Cosa è esattamente il concetto Hubbles?
È l’unione di una specifica geometria e di un mix materiali unico nel suo genere. La geometria assicura una rullata semplice e incredibile. Mentre l’Eva, unito alla gomma e ai tasselli, garantisce ammortizzazione e comfort.

Come siete riusciti a mantenere anche una notevole leggerezza nonostante le dimensioni maggiori rispetto alle altre calzature da trail running?
L’intersuola non è solo sotto il piede ma lo avvolge tutto intorno, quindi gran parte della stabilità e della protezione deriva da questo Eva 3D. Di conseguenza non è necessario aggiungere parti sintetiche in PU intorno alla scarpa, parafanghi o rinforzi come avviene su modelli da trail running tradizionali. La tomaia fornisce tenuta e non presenta alcun extra, risultando così minimalista. Per questo la calzatura finale pesa il 15% in meno rispetto alle altre scarpe dedicate alla disciplina.

Sul resto della calzatura vi sono altri particolari accorgimenti tecnici?

La parte inferiore della scarpa è unita a quella superiore, all’intersula e alla suola, che si presenta con una mescola ad elevata trazione. Essa è inoltre caratterizzata da tasselli specifici che ottimizzano il grip in ogni condizione.

Quanto è durata la fase di test preliminare?
Grazie agli esperti dei diversi team che lavorano in Hoka, abbiamo ridotto di molto la fase di test. In pratica abbiamo impiegato un terzo del tempo di cui necessitavamo nelle nostre precedenti esperienze. “Più rapidi al mercato” è uno dei principali punti di forza delle piccole società.

Dove sono stati effettuati i test?
Ne abbiamo realizzati molti nei pressi del nostro campo base di Annecy, in Francia. Una zona caratterizzata da sentieri montani, percorsi vari, tracciati bike intorno al lago. Inoltre nel raggio di 100 km vengono organizzati importanti eventi di trail running come l’Annecimes, l’UTMB e il Nivollet-Revard. I nostri atleti hanno poi condotto importanti test in isole vulcaniche (Corsica e Reunion) e in occasione di molte gare alle quali hanno partecipato.

Nel confronto da voi effettuato con le altre calzature da trail running cosa avete evidenziato?
In due parole, le Hoka assicurano comfort e rullata oltre a facilità d’uso.

Quali sono stati i marchi messi a confronto con le Hoka?
Senza fare nomi, abbiamo confrontato con le Hoka tutti i principali brand da trail running presenti oggi sul mercato, incluso qualche interessante modello singolo. Abbiamo anche considerato alcune calzature altamente ammortizzanti del segmento road running. Sicuramente con una suola di questo genere la fase della discesa è facilitata.

Ma non si rischia di penalizzare l’atleta nella fase della salita?
Questo era un altro aspetto della nostra sfida, ovvero mantenere un’elevata reattività nella corsa in salita. Sulla base dei feedback raccolti dai nostri tester, direi che abbiamo centrato nel segno.

Un’altra obiezione potrebbe essere quella di avere una minor sensibilità con il terreno. Cosa ne pensi?
Sono d’accordo. Queste scarpe modificano la tradizionale sensibilità che si ha con il terreno. Ma prendiamo l’esempio di una mountain bike con sospensioni. Il comfort e l’ammortizzazione di urti assicurano sensazioni migliori rispetto a quelle che si ottengono con una mountain bike senza sospensioni, no?

Se non sbaglio il lancio ufficiale al mercato è avvenuto allo scorso Ispo di Monaco. Quali sono stati i feedback? Notate da parte di qualcuno anche un iniziale scetticismo per questo concetto così diverso?
I feedback sono estremamente positivi. La maggior parte delle persone ha colto l’innovazione e i benefici insiti in queste calzature. Ovviamente alcuni rimangono scettici per il loro volume, il loro look e la rottura che rappresentano con la tradizione. E rispetto coloro che hanno bisogno di più tempo per abituarsi all’idea. Chiederanno pareri ai primi che utilizzeranno le Hoka in gara e il passaparola farà il suo corso.

In quanti paesi è oggi presente Hoka Shoes?
I più grandi mercati europei sono Italia, Francia,Regno Unito, Germania e Austria. Tutti in procinto di partire con la loro prima stagione. Molti altri verranno in seguito. […]

In qualche gara ufficiale qualche atleta ha già utilizzato le Hoka?
Sì, Ludovic Pommeret. Lo scorso ottobre è arrivato secondo a La Diagonale Des Fous (163 km per 9.300 m di dislivello positivo). È uno dei più forti corridori francesi e nell’ultimo anno non ha mai mancato un podio. A gennaio è arrivato secondo alla White Trail sulla neve di Serre-Chevalier. Ha poi vinto un’altra gara due settimane dopo e ha conquistato il secondo posto alla Trail du Ventoux, campionato francese non ufficiale di apertura della stagione.

A proposito di atleti, da chi è composto il vostro team?
Oltre a Ludovic Pommeret, possiamo contare su Pascal Giguet, Pascal Parny (Isole de la Reunion), Maud Combarieux (Isole de la Reunion e Nicolas Mermoud (terzo classificato all’UTMB del 2007).

Oltre che attraverso gli atleti, in chemodo intendete far conoscere il vostro brand?
Nella fase di lancio è fondamentale investire sui test. Abbiamo intenzione di creare un buon parco di calzature da far testare a chiunque sia interessato. Questo avrà un impatto migliore di tonnellate di “chiacchiere”.

Con quali canali siete presenti sul web?
Abbiamo un sito ufficiale e siamo presenti su molti blog, soprattutto di runner, che stanno già discutendo sui nostri modelli. […]

Avete in programma di proporre anche accessori da trail running, come abbigliamento o zaini?
Abbiamo dei piani in queste direzioni ma, come ho detto prima, passo dopo passo…

La vostra mission è quella di rimanere un marchio molto tecnico e legato al trail running o prevedete in futuro di allargare la vostra gamma?
Vorrei proprio avere una risposta a questa domanda! Posso solo dire che siamo molto ambiziosi ma, al contempo, non abbiamo alcuna fretta.

Presenterete già dei nuovi modelli alla prossima fiera OutDoor di Friedrichshafen?
Il brand e il concetto a lui associato sono stati presentati in pre-lancio all’Ispo di febbraio. La fiera OutDoor di Friedrichshafen sarà il palcoscenico ideale per far conoscere la nostra proposta a tutti gli attori del mercato.

Sinceramente, credi che Hoka possa avere grandi margini di crescita imponendo al mercato una nuova tipologia di prodotto?
Ho preso parte alle rivoluzioni rappresentate da Snowblade (1996), dagli sci più corti nelle gare di slalom (1998), dalle calzature da corsa adattate alla montagna (2000, con la proposta trail running di Salomon). Altre rotture si sono verificate nel tennis (con racchette oversize nel 1980/85), nel golf (con driver oversize negli anni ’90) e nella mountain bike (con bici e sospensioni oversize negli anni 2000). Oggi, credo fortemente in questa nuova rottura.