foto by Antonio Capasso |
Anche la 14ma
edizione della Milano Marathon è andata in archivio e dopo un paio di giorni per
metabolizzare tutte le sensazioni provate sono pronto a fare qualche
considerazione. Ho letto alcuni articoli in rete e tralascio volutamente ogni
commento alla gara dei Top Runner (non per niente io sono un Trop
Runner…); una sola concessione con un appaluso virtuale ma di cuore a Danilo
Goffi e Claudia Gelsomino, campioni nazionali, che seguo da tempo e che meritano
ancora delle luci della ribalta.
Chiudo gli
occhi e vedo una città che ha sposato l’evento maratona, con gente lungo le
strade che si è lasciata coinvolgere dalla manifestazione e che incita tutti
gli atleti che corrono sotto il sole cocente di inizio aprile. Vedo un percorso
che regala una partenza raggiunta facilmente con un logistica ben organizzata e
che aiuta un po’ a concentrarsi solo sulla gara e non su tutto quello che c’è
da fare prima dello sparo. Vedo un villaggio che ti accoglie ricco di stand e
un pacco gara magari non ricco, ma in linea con quanto promesso nel
regolamento. Vedo bambini coinvolti che colorano la giornata, arricchendola di
suoni, risate e affetto e infine vedo partecipanti che felici ringraziano l’organizzazione
e la città.
Poi mi sveglio
e il sogno è svanito, almeno in parte.
Come giustamente
si domanda un carissimo amico “Un amore così grande Milano se lo merita?”. È una
bella e importante domanda alla quale non è semplice, da parte mia, rispondere.
Quella meneghina
non è una maratona da primato, la spaccatura è netta: da una parte la gara
agonistica, che vede una partecipazione numericamente mediocre (per il livello
che dovrebbe avere una maratona a Milano) e dall'altra le staffette del charity
program. La città ha premiato i secondi, vuoi per l’orario di passaggio più
“domenicale”, vuoi perché alla fine non c’era nessuno che poteva garantire un
reale “innamoramento” del pubblico (anche perché, diciamocelo, la maratona è
uno degli eventi meno esaltanti da vedere anche in tv…).
Certo alcune
scelte non possono prevedere una reale partecipazione di pubblico: siamo onesti
chi caspita va alle 9 del mattino in mezzo al nulla a incitare 3000 sconosciuti
che corrono!?!
Io ho corso la
staffetta, supportando i Podisti da Marte e ho preso l’evento soprattutto come
goliardico e col fine benefico piuttosto che dal punto di vista agonistico. Mi sono
divertito tanto, ho avuto modo di poter incitare i primi maratoneti al
passaggio del 13mo Km. Tra i quali diversi amici, ho potuto sostenere Laura,
Donata e Lucia in gara (a proposito, siete UNICHE!!!). doveva essere una festa
e tale è stata, ma le molte sensazioni positive non hanno ancora del tutto
eliminato quel retrogusto amaro delle diverse mancanze organizzative.
L’ATM (a cui i partecipanti
hanno garantito un’entrata extra di almeno 35.000 Euro) ha offerto solamente il
servizio festivo, con passaggi dei treni della metropolitana al limite della
decenza; le magliette ufficiali, inserite nel pacco gara da regolamento e
fresche di nuovo sponsor tecnico, il giovedì a sole tre ore dall’apertura del villaggio
erano praticamente esaurite in diverse taglie. Per gli staffettisti al massimo
una M (uomini) e solo L e M per le donne… il ristoro garantito (sempre da
regolamento) consisteva in una mela, una merendina, una bottiglietta d’acqua e
una di sali. Le spugne per gli spugnaggi esaurite già al primo passaggio. Un
pacco gara con una quantità di carta che dovrebbe far riflettere sulla missione
green della Milano Marathon, visto che erano gli stessi depliant che ti
davano agli stand del villaggio.
Mi auguro che l’organizzazione
pensi un pochino in meno all’aspetto economico e un po’ più alla ricerca del
valore. Si potrebbero coinvolgere scuole e oratori, sia facendoli partecipare
alle staffette sia facendo si che chi non può correre sia sul percorso a fare
il tifo. Si dovrebbe comunicare ai cittadini che si correrà la maratona, che
questo causerà la chiusura, seppur parziale, di alcune vie e prevedere passaggi
alternativi e questo lungo tutto il percorso non solo con alcuni cartelloni
pubblicitari e un paio di articoli sui giornali dell’editore-organizzatore un
paio di giorni prima della gara. Ma, soprattutto, si dovrebbe coinvolgere i
milanesi, cercare di far loro almeno apprezzare la corsa e fargliela vedere non
come uno stress inutile, ma come un’occasione di festa.
Ricordatevi come,
nel 2009, da una situazione altrettanto “brutta” sbocciò un bellissimo fiore
chiamato Podisti da Marte.
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