Inserite da Brooks nella linea “Guidance”, ovvero una linea a metà tra stabili e neutre, le Ravenna sono giunte alla quarta edizione con un discreto successo presso i runner.
Ho provato e successivamente acquistato il primo modello della serie e ho solo provato gli altri due; le mie attuali Mizuno Wave Elixir sono ormai arrivate al capolinea e sto cercando una scarpa da affiancare alle Saucony Guide. Viste le grosse novità rispetto al primo modello e il rapporto qualità/prezzo da sempre ottimale di Brooks ho deciso di dare un’ulteriore chance alle Ravenna.
Nei miei Trop Test ho analizzato i seguenti modelli:
- Brooks Ravenna 4 (oggetto di questo test)
- Saucony Guide 6 (di prossima pubblicazione)
Prime impressioni
Grazie alla collaborazione di Paolo Fossati del negozio Verde Pisello ho potuto calzare le Ravenna. Il look è tradizionale, un po’ come tutta la gamma Brooks; niente eccessi e fronzoli inutile. Quest’anno la colorazione è a base verde, con stringhe giallo fluo e dettagli neri. Non appariscente né il modello che altri runner si girano a guardare, ma una colorazio
ne sobria e poco appariscente. In mano si sente tutto il peso delle scarpe, nel senso buono del termine. Non sono certo dei pesi piuma, ma il peso è giusto e non sembra appesantire troppo.
Una volta calzate ho ritrovato il grande comfort Brooks; rispetto alla primissima serie si sente il soffice inserto in DNA (http://brooksrunning.eu/dna/it/index.php) che garantisce un appoggio soffice ma fermo. Buono lo spazio in punta, spazioso il giusto per le mie dita, e ottima la fasciatura del piede della tomaia.
Suola
La suola delle Ravenna 4 è sostanzialmente identica al modello precedente; costruita come una tradizionale scarpa stabile, all’intersuola troviamo la tecnologia proprietaria Brooks BioMoGo (http://brooksrunning.it/396122/1067/it/BIOMOGO.html) a doppia densità (nella parte interna centrale più rigida per correggere leggermente la pronazione).
Il tallone è diviso in due parti: una che si estende esternamente di lato e una che include il retro e la parte mediale interna. Quando il piede impatta il terreno, tende naturalmente a collassare sul lato interno, ma l’ammortizzatore previene tale movimento. L’inserto anti-pro
nazione completa il lavoro andando ad indirizzare il piede per una rullata più corretta.
Lo shank in material plastico che abbraccia la scarpa sotto la pianta è solido e sostanziale garantendo un’ottima stabilità torsionale. L’avampiede è altrettanto rigido, ma la forma verso l’alto della punta porta ad avanzare ulteriormente il piede contribuendo ad una falcate ampia.
Sono molto godibili e rispondono velocemente alle sollecitazioni, risultando più veloci di quello che in effetti sono.
Tomaia
Look a parte, la costruzione è abbastanza tradizionale, come detto, con la parte posteriore che abbraccia fermamente il tallone. Una banda fascia Il piede nella parte centrale per garantirne la stabilità.
Conclusioni
Mi sono davvero piaciute, un grosso passo avanti rispetto alla prima versione merito soprattutto della tecnologia DNA. Paragonate alle Elixir, le ho trovate molto più stabili e un pizzico meno estreme, quindi molto più sfruttabili e godibili. Per essere perfette avrebbero bisogno di un look meno austero e di una parte anteriore più ammortizzata.
1 commento:
semplicemente fantastiche !!!!!!!!
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