Copio e incollo il testo del post inserito da Fabrizio Cosi per la prossima uscita dei Podisti da Marte, prevista per domenica.
Domenica 19 aprile i Podisti da Marte correranno in memoria di Michela Rossi, la podista e duathleta del team SBR3 tragicamente scomparsa lunedì 6 aprile, e di tutte le altre vittime del terremoto che ha colpito l'Abruzzo.
Ho letto gli interventi di Massimo Cianchi, presidente della SBR3, e di Enrico Vedilei, che chiedeva suggerimenti per poter ricordare Michela durante la maratona di Londra. Per Londra non saprei, ma per Milano ho qualche idea.
Non conoscevo Michela, ma è impossibile non sentirsi toccati dal suo ritratto. Una runner piena di entusiasmo e passione; una come noi, appunto. Non posso che unirmi a tutti coloro che hanno espresso il loro cordoglio ed il loro affetto, ai suoi familiari ed ai suoi amici.
C'è un particolare della sua storia che mi ha colpito profondamente, ed è la ragione per la quale sto scrivendo.
Michela ha dedicato le ultime ore della sua vita ad una gara che si corre nelle strade di Milano. Il 22 marzo aveva corso la maratona di Roma, ed aveva inserito la Stramilano nella sua preparazione specifica per la maratona di Londra. Roma, Milano, Londra. Una runner reatina che viveva per lavoro in Abruzzo, e che in Abruzzo è purtroppo tornata giusto in tempo per morirci, poteva correre una mezza maratona vicino a casa sua. Ha invece dedicato tempo, energie e denaro per venire a correre a Milano. Magari voleva solo partecipare ad una gara in grado di darle emozioni e stimoli (partecipazione, pubblico, percorso) simili a quelle di Londra, la maratona che avrebbe corso di lì a poco. Forse è così, oppure no.
Comunque sia stato, la mia riflessione è questa. Milano, intesa come noi runners milanesi, dovrebbe pensare un po' di più a lei e a tutti quelli che, nonostante i noti ed irrisolti problemi delle nostre gare podistiche (sappiamo bene quali), affrontano sacrifici piccoli e grandi per venire a correre qui.
Noi, qui, ci viviamo. Partecipare alla maratona o alla Stramilano è quasi una scelta obbligata. Una scelta non sempre entusiasta, ma comunque comoda. Non è così per tutti gli altri, quei laziali, calabresi, siciliani, abruzzesi, friulani, toscani che incastrano lavoro ed affetti per una domenica mattina di turismo podistico, a centinaia di chilometri da casa. Anche noi, d'altronde, sappiamo cosa significa. Tante volte ci siamo buttati dal letto all'alba per andare a correre a Salsomaggiore, a Firenze o a Venezia.
Per noi runners di Milano, la mattina dopo, c'è l'usuale rito della lamentazione: organizzazione, pacco gara, automobilisti. Dispiace, certo; ma finisce lì. E la volta successiva, malgrado il pianto antico dell'anno prima, ci iscriviamo di nuovo. Scelta comoda, dicevo, anche se non sempre entusiasta. Tanto, alla fin fine, Milano è sempre qui. Ed anche noi.
Ma ci sono anche "gli altri", i turisti della corsa come Michela. Subiscono come noi gli stessi disagi, eppure vengono e (magia!!!) ritornano a Milano. E' la vittoria della speranza sull'esperienza. Non mi dilungo oltre, ma credo che ogni tanto dovremmo ricordarci di chi aiuta le manifestazioni podistiche milanesi a essere e restare tra i grandi appuntamenti dell'anno. La fatica di questi emigranti della corsa (è un emigrante vero che ve lo dice), è maggiore di quella di noi residenti, ed è spesso ricambiata con clacson ed improperi. La cosa veramente eccezionale è che loro, e non sono pochi, sopportano tutto ciò per poter vivere l'emozione di una gara a Milano.
Dovremmo ricordarli ogni tanto, dicevo. Oggi, non c'è momento migliore per ricordarci di Michela e per dirle grazie.
Nel mio piccolo, ho pensato a due cose. Una dipende da me, quindi la faccio subito; l'altra, non dipendendo da me, mi limito a proporla.
Per la prossima missione milanese, i Podisti da Marte avevano già programmato di regalare ai passanti un fiore accompagnato da un biglietto con un pensiero personale. Io porto i fiori; gli altri, il loro pensiero. È il nostro "messaggio nella bottiglia", lanciato nell'oceano urbano di Milano.
Ho letto gli interventi di Massimo Cianchi, presidente della SBR3, e di Enrico Vedilei, che chiedeva suggerimenti per poter ricordare Michela durante la maratona di Londra. Per Londra non saprei, ma per Milano ho qualche idea.
Non conoscevo Michela, ma è impossibile non sentirsi toccati dal suo ritratto. Una runner piena di entusiasmo e passione; una come noi, appunto. Non posso che unirmi a tutti coloro che hanno espresso il loro cordoglio ed il loro affetto, ai suoi familiari ed ai suoi amici.
C'è un particolare della sua storia che mi ha colpito profondamente, ed è la ragione per la quale sto scrivendo.
Michela ha dedicato le ultime ore della sua vita ad una gara che si corre nelle strade di Milano. Il 22 marzo aveva corso la maratona di Roma, ed aveva inserito la Stramilano nella sua preparazione specifica per la maratona di Londra. Roma, Milano, Londra. Una runner reatina che viveva per lavoro in Abruzzo, e che in Abruzzo è purtroppo tornata giusto in tempo per morirci, poteva correre una mezza maratona vicino a casa sua. Ha invece dedicato tempo, energie e denaro per venire a correre a Milano. Magari voleva solo partecipare ad una gara in grado di darle emozioni e stimoli (partecipazione, pubblico, percorso) simili a quelle di Londra, la maratona che avrebbe corso di lì a poco. Forse è così, oppure no.
Comunque sia stato, la mia riflessione è questa. Milano, intesa come noi runners milanesi, dovrebbe pensare un po' di più a lei e a tutti quelli che, nonostante i noti ed irrisolti problemi delle nostre gare podistiche (sappiamo bene quali), affrontano sacrifici piccoli e grandi per venire a correre qui.
Noi, qui, ci viviamo. Partecipare alla maratona o alla Stramilano è quasi una scelta obbligata. Una scelta non sempre entusiasta, ma comunque comoda. Non è così per tutti gli altri, quei laziali, calabresi, siciliani, abruzzesi, friulani, toscani che incastrano lavoro ed affetti per una domenica mattina di turismo podistico, a centinaia di chilometri da casa. Anche noi, d'altronde, sappiamo cosa significa. Tante volte ci siamo buttati dal letto all'alba per andare a correre a Salsomaggiore, a Firenze o a Venezia.
Per noi runners di Milano, la mattina dopo, c'è l'usuale rito della lamentazione: organizzazione, pacco gara, automobilisti. Dispiace, certo; ma finisce lì. E la volta successiva, malgrado il pianto antico dell'anno prima, ci iscriviamo di nuovo. Scelta comoda, dicevo, anche se non sempre entusiasta. Tanto, alla fin fine, Milano è sempre qui. Ed anche noi.
Ma ci sono anche "gli altri", i turisti della corsa come Michela. Subiscono come noi gli stessi disagi, eppure vengono e (magia!!!) ritornano a Milano. E' la vittoria della speranza sull'esperienza. Non mi dilungo oltre, ma credo che ogni tanto dovremmo ricordarci di chi aiuta le manifestazioni podistiche milanesi a essere e restare tra i grandi appuntamenti dell'anno. La fatica di questi emigranti della corsa (è un emigrante vero che ve lo dice), è maggiore di quella di noi residenti, ed è spesso ricambiata con clacson ed improperi. La cosa veramente eccezionale è che loro, e non sono pochi, sopportano tutto ciò per poter vivere l'emozione di una gara a Milano.
Dovremmo ricordarli ogni tanto, dicevo. Oggi, non c'è momento migliore per ricordarci di Michela e per dirle grazie.
Nel mio piccolo, ho pensato a due cose. Una dipende da me, quindi la faccio subito; l'altra, non dipendendo da me, mi limito a proporla.
Per la prossima missione milanese, i Podisti da Marte avevano già programmato di regalare ai passanti un fiore accompagnato da un biglietto con un pensiero personale. Io porto i fiori; gli altri, il loro pensiero. È il nostro "messaggio nella bottiglia", lanciato nell'oceano urbano di Milano.
Domenica 19 aprile, in ricordo di Michela, tutti i fiori saranno accoppiati ad un biglietto che io preparerò per l'occasione: "Oggi corriamo per la podista Michela Rossi e per tutte le altre vittime del terremoto in Abruzzo".
Invito comunque tutti i partecipanti a scrivere altri biglietti con i loro pensieri. Li semineremo lungo il nostro percorso, nel centro di Milano.
Quello che non posso fare e che, quindi, propongo è di intitolare a Michela il premio di categoria MF35 della Stramilano. La sua categoria.La Stramilano esiste dal 1972. Sono passati 37 anni, praticamente gli stessi anni che aveva Michela. Se tra 37 anni, nel 2046, la Stramilano esisterà ancora, quel premio di categoria “Michela Rossi” ci permetterà di ricordare che nel 2009 lei ha corso insieme a noi; e che, insieme a lei, 294 persone ci hanno lasciati anzitempo.
Quello che non posso fare e che, quindi, propongo è di intitolare a Michela il premio di categoria MF35 della Stramilano. La sua categoria.La Stramilano esiste dal 1972. Sono passati 37 anni, praticamente gli stessi anni che aveva Michela. Se tra 37 anni, nel 2046, la Stramilano esisterà ancora, quel premio di categoria “Michela Rossi” ci permetterà di ricordare che nel 2009 lei ha corso insieme a noi; e che, insieme a lei, 294 persone ci hanno lasciati anzitempo.
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