Sveglia all’alba (5.30) per partecipare alla Placentia Marathon for Unicef; da tabella avrei dovuto fare 35 Km. e lo scorso dicembre non avevo scovato nessuna gara più vicina che mi permettesse di coprire tale distanza, così mi sono iscritto e a poco a poco ha preso forma l’idea di portarla comunque a termine.
Mi sono chiesto che senso avrebbe avuto fare 35 Km. per poi ritirarmi con tutte le scomodità del caso. Si deve attendere il mezzo scopa (che deve poi tornare verso il traguardo dietro l’ultimo) e in gare dove ti trovi a correre fuori città, raggiungere autonomamente il traguardo sarebbe stato verosimilmente ostico.
In più, si tratta di “soli” 7 chilometri in più da portare a termine e, nonostante sappia per esperienza quanto faticosi possano essere, mi sono auto convinto che volendo anche camminando veloce avrei potuto comunque trascinarmi al traguardo.
Le uniche preoccupazioni prima della partenza erano la stanchezza accumulata in queste ultime due settimane tra allenamenti scombinati, casa da seguire e gravidanza della moglie, cui si aggiungono problemi di lavoro davvero importanti. Giusto per rendere il tutto un po’ più comodo, ci ho aggiunto la levataccia e un viaggetto di un’oretta circa in autostrada (tralasciamo una splendida vescica sotto il piede sinistro e il taglio al sopracciglio stile incontro di boxe).
Questa volta più che in altre occasioni, però, ho intravisto nella corsa uno strumento per esorcizzare paure e negatività; mi sono fatto forza e sono partito con in testa solo ed esclusivamente la voglia di correre e di estraniarmi da tutto e tutti per una mattinata.
Un pensiero agli amici Road che, all’incirca nelle stesse ore, partecipavano ad una non competitiva ad Abbiategrasso (MI) e via verso il Centro Maratona.
Abitando in una città che ti permette di avere più o meno a portata di mano ogni domenica una gara e di poterti organizzare per tempo (ad esempio andando a ritirare il pettorale il giorno prima), non ci si rende bene conto di alcune difficoltà logistiche cui, volenti o nolenti, noi runner ci sottoponiamo.
Un esempio è proprio la mia partecipazione alla Placentia Marathon. Devi programmare la partenza presto, perché vuoi arrivare per tempo, cercare parcheggio, ritirare il pettorale, cambiarti, lasciare la borsa, recarti alla partenza... insomma un piccolo calvario per una distanza casa-corsa relativamente breve. La soluzione trovata dalla Maratona S. Antonio (a Padova il 26 aprile 2009) è stata, a mio avviso, buona: spedizione a casa del pettorale; in questo modo almeno si parte con un pensiero in meno.
Grazie al navigatore arrivo in perfetto orario per l’apertura dell’expo, nel giro di una mezz’ora iniziano a sciamare tantissime auto e ben presto uno dei parcheggi è già pieno. L’expo è situato all’interno di un palazzetto dello sport, molto ampio, ben riscaldato e in grado di assorbire la massa dei corridori senza creare troppo caos.
Sono presenti diversi stand, gastronomici e di rivenditori specializzati (c’è anche quello del negozio di Baldini) e Adidas presenta la nuova collezione estiva ’09. ritirato il pettorale torno verso l’auto per iniziare a cambiarmi, preferendo così di non lasciare la borsa al deposito per evitare una seconda coda al termine della gara.
Data la distanza (2 Km. circa) tra partenza e arrivo, è possibile addirittura lasciare qualche indumento da far portare al traguardo come primo cambio. Un ottimo servizio, ancora più utile visto il tempo di ieri...
Dopo un breve saluto con gli altri Road impegnati nelle gare (una ventina nella mezza e una dozzina noi maratoneti), attendo lo sparo. La partenza fila via liscia, senza intoppi nonostante una secca curva verso sinistra. Il percorso si dimostra subito molto piatto e scorrevole, attraversando inizialmente il centro cittadino e con un passaggio in zona arrivo, con la speaker che salutava tutti.
Ci si è poi portati fuori città, in mezzo alla pianura in uno scenario certamente non bello, dapprima con un susseguirsi di capannoni industriali e poi passando tra campi velati dall’umidità. Al 7°, ancora in città, piccola spruzzata d’acqua forse per prepararci al seguito della gara.
Molto bello il passaggio all’interno del borgo di Grazzano Visconti al 20° con ristoro e fotografo, poi di nuovo immersi nel nulla.
È una gara strana, sei sempre per conto tuo a meno di non agganciarti a qualche gruppetto; passare per le provinciali, purtroppo, non permette di avere il pubblico lungo il percorso. Tuttavia ad ogni ristoro c’è sempre un incitamento dai volontari e anche dai tantissimi operatori di Protezione Civile, Croce Rossa e anche Esercito (a dire il vero un po’ inquietante vedere qualche passaggio presidiato da 4/5 militari in mimetica...).
La mia gara va praticamente da tabella, a parte un inizio come al solito un po’ troppo veloce e il Garmin che in alcuni punti segnala velocità siderali (secondo i dati avrei fatto anche un Km. a 3’52”...!). Non senza accusare fatica e poco allenamento arrivo al 30° e poi al 35°, mio “vero” obiettivo della gara. Sono abbastanza soddisfatto, ho impiegato quasi 6 minuti in meno di quanto previsto nonostante pioggia e freddo che dal 23° in poi sono i miei compagni di corsa.
Mi fermo al ristoro, mi siedo un attimo per riprendermi e per prepararmi agli ultimi 7 Km. che decido di fare alternando corsa e passo, alla Galloway.
La sosta e i continui strappetti, hanno però un effetto mannaia sui miei quadricipiti, che diventano duri come marmo di Carrara. Infischiandomene del tempo finale, mi aggrego a diversi gruppetti e porto a termine la corsa passando sotto il cronometro dell’arrivo che segna 5 ore e qualche secondo.
Nota: ancora adesso né sul sito della manifestazione né su quello del cronometraggio sono disponibili i risultati definitivi. Inoltre, non sono previsti i passaggi intermedi. No comment. :-(
A causa dei lavori in piazza, purtroppo la logistica ne ha risentito. Si passa a ritirare la medaglia (enorme e pesante!) poi si fa tutto il giro della piazza per ritirare il cambio e poi si deve ritornare dall’altro lato della piazza e poi nella via adiacente per la navetta che riporta allo stadio. Un po’ caotico, ma per causa di forza maggiore.
Sulla navetta uno dei momenti più belli di tutta la giornata: ho conosciuto due podisti di Forlì (uno con “sole” 80 maratone sui piedi...) che raccontavano aneddoti e storie di corse e gare fatte, col loro splendido accento; già sentivo meno la stanchezza!
Tornati alla partenza, consegno il chip e ritiro il pacco gara, adeguato alla manifestazione. In un sacchetto dedicato trovavano spazio:
* una bottiglia di vino (rosso o bianco a scelta)
* una copia di “Marathon” [ultimo numero, non un avanzo di magazzino]
* una barretta proteica
* una sacca porta scarpe
* un set rompi getto per rubinetti (risparmiamo un po’ d’acqua)
* una t-shirt in cotone della gara.
Il ristoro era ridotto a thè caldo, acqua, limone a fette e un vassoio di biscotti; per carità, il pasta party era in pieno svolgimento, ma era davvero scarsino... si può fare di più, soprattutto per quelli che arrivano con tempi da tapascioni e non da runner.
Infine, vi riassumo pro e contro della gara:
Mi sono chiesto che senso avrebbe avuto fare 35 Km. per poi ritirarmi con tutte le scomodità del caso. Si deve attendere il mezzo scopa (che deve poi tornare verso il traguardo dietro l’ultimo) e in gare dove ti trovi a correre fuori città, raggiungere autonomamente il traguardo sarebbe stato verosimilmente ostico.
In più, si tratta di “soli” 7 chilometri in più da portare a termine e, nonostante sappia per esperienza quanto faticosi possano essere, mi sono auto convinto che volendo anche camminando veloce avrei potuto comunque trascinarmi al traguardo.
Le uniche preoccupazioni prima della partenza erano la stanchezza accumulata in queste ultime due settimane tra allenamenti scombinati, casa da seguire e gravidanza della moglie, cui si aggiungono problemi di lavoro davvero importanti. Giusto per rendere il tutto un po’ più comodo, ci ho aggiunto la levataccia e un viaggetto di un’oretta circa in autostrada (tralasciamo una splendida vescica sotto il piede sinistro e il taglio al sopracciglio stile incontro di boxe).
Questa volta più che in altre occasioni, però, ho intravisto nella corsa uno strumento per esorcizzare paure e negatività; mi sono fatto forza e sono partito con in testa solo ed esclusivamente la voglia di correre e di estraniarmi da tutto e tutti per una mattinata.
Un pensiero agli amici Road che, all’incirca nelle stesse ore, partecipavano ad una non competitiva ad Abbiategrasso (MI) e via verso il Centro Maratona.
Abitando in una città che ti permette di avere più o meno a portata di mano ogni domenica una gara e di poterti organizzare per tempo (ad esempio andando a ritirare il pettorale il giorno prima), non ci si rende bene conto di alcune difficoltà logistiche cui, volenti o nolenti, noi runner ci sottoponiamo.
Un esempio è proprio la mia partecipazione alla Placentia Marathon. Devi programmare la partenza presto, perché vuoi arrivare per tempo, cercare parcheggio, ritirare il pettorale, cambiarti, lasciare la borsa, recarti alla partenza... insomma un piccolo calvario per una distanza casa-corsa relativamente breve. La soluzione trovata dalla Maratona S. Antonio (a Padova il 26 aprile 2009) è stata, a mio avviso, buona: spedizione a casa del pettorale; in questo modo almeno si parte con un pensiero in meno.
Grazie al navigatore arrivo in perfetto orario per l’apertura dell’expo, nel giro di una mezz’ora iniziano a sciamare tantissime auto e ben presto uno dei parcheggi è già pieno. L’expo è situato all’interno di un palazzetto dello sport, molto ampio, ben riscaldato e in grado di assorbire la massa dei corridori senza creare troppo caos.
Sono presenti diversi stand, gastronomici e di rivenditori specializzati (c’è anche quello del negozio di Baldini) e Adidas presenta la nuova collezione estiva ’09. ritirato il pettorale torno verso l’auto per iniziare a cambiarmi, preferendo così di non lasciare la borsa al deposito per evitare una seconda coda al termine della gara.
Data la distanza (2 Km. circa) tra partenza e arrivo, è possibile addirittura lasciare qualche indumento da far portare al traguardo come primo cambio. Un ottimo servizio, ancora più utile visto il tempo di ieri...
Dopo un breve saluto con gli altri Road impegnati nelle gare (una ventina nella mezza e una dozzina noi maratoneti), attendo lo sparo. La partenza fila via liscia, senza intoppi nonostante una secca curva verso sinistra. Il percorso si dimostra subito molto piatto e scorrevole, attraversando inizialmente il centro cittadino e con un passaggio in zona arrivo, con la speaker che salutava tutti.
Ci si è poi portati fuori città, in mezzo alla pianura in uno scenario certamente non bello, dapprima con un susseguirsi di capannoni industriali e poi passando tra campi velati dall’umidità. Al 7°, ancora in città, piccola spruzzata d’acqua forse per prepararci al seguito della gara.
Molto bello il passaggio all’interno del borgo di Grazzano Visconti al 20° con ristoro e fotografo, poi di nuovo immersi nel nulla.
È una gara strana, sei sempre per conto tuo a meno di non agganciarti a qualche gruppetto; passare per le provinciali, purtroppo, non permette di avere il pubblico lungo il percorso. Tuttavia ad ogni ristoro c’è sempre un incitamento dai volontari e anche dai tantissimi operatori di Protezione Civile, Croce Rossa e anche Esercito (a dire il vero un po’ inquietante vedere qualche passaggio presidiato da 4/5 militari in mimetica...).
La mia gara va praticamente da tabella, a parte un inizio come al solito un po’ troppo veloce e il Garmin che in alcuni punti segnala velocità siderali (secondo i dati avrei fatto anche un Km. a 3’52”...!). Non senza accusare fatica e poco allenamento arrivo al 30° e poi al 35°, mio “vero” obiettivo della gara. Sono abbastanza soddisfatto, ho impiegato quasi 6 minuti in meno di quanto previsto nonostante pioggia e freddo che dal 23° in poi sono i miei compagni di corsa.
Mi fermo al ristoro, mi siedo un attimo per riprendermi e per prepararmi agli ultimi 7 Km. che decido di fare alternando corsa e passo, alla Galloway.
La sosta e i continui strappetti, hanno però un effetto mannaia sui miei quadricipiti, che diventano duri come marmo di Carrara. Infischiandomene del tempo finale, mi aggrego a diversi gruppetti e porto a termine la corsa passando sotto il cronometro dell’arrivo che segna 5 ore e qualche secondo.
Nota: ancora adesso né sul sito della manifestazione né su quello del cronometraggio sono disponibili i risultati definitivi. Inoltre, non sono previsti i passaggi intermedi. No comment. :-(
A causa dei lavori in piazza, purtroppo la logistica ne ha risentito. Si passa a ritirare la medaglia (enorme e pesante!) poi si fa tutto il giro della piazza per ritirare il cambio e poi si deve ritornare dall’altro lato della piazza e poi nella via adiacente per la navetta che riporta allo stadio. Un po’ caotico, ma per causa di forza maggiore.
Sulla navetta uno dei momenti più belli di tutta la giornata: ho conosciuto due podisti di Forlì (uno con “sole” 80 maratone sui piedi...) che raccontavano aneddoti e storie di corse e gare fatte, col loro splendido accento; già sentivo meno la stanchezza!
Tornati alla partenza, consegno il chip e ritiro il pacco gara, adeguato alla manifestazione. In un sacchetto dedicato trovavano spazio:
* una bottiglia di vino (rosso o bianco a scelta)
* una copia di “Marathon” [ultimo numero, non un avanzo di magazzino]
* una barretta proteica
* una sacca porta scarpe
* un set rompi getto per rubinetti (risparmiamo un po’ d’acqua)
* una t-shirt in cotone della gara.
Il ristoro era ridotto a thè caldo, acqua, limone a fette e un vassoio di biscotti; per carità, il pasta party era in pieno svolgimento, ma era davvero scarsino... si può fare di più, soprattutto per quelli che arrivano con tempi da tapascioni e non da runner.
Infine, vi riassumo pro e contro della gara:
PRO
* Logistica
* Ristori (in gara)
* Volontari & soccorso
* Pacco gara
CONTRO
* Risultati e comunicazione
* Logistica
* Ristori (in gara)
* Volontari & soccorso
* Pacco gara
CONTRO
* Risultati e comunicazione
* Ristoro (fine gara)
* Presidio alcuni incroci
* Zona arrivo (causa lavori)
Conclusioni
Una gara che vale la pena di fare almeno una volta, magari avendo un po’ più di fortuna col tempo atmosferico. Pessima la gestione della comunicazione e del cronometraggio, che fa da contraltare ad un’organizzazione davvero buona. In definitiva un bel 7, che, senza il problema dei risultati, sarebbe certamente stato un 8 pieno.
Conclusioni
Una gara che vale la pena di fare almeno una volta, magari avendo un po’ più di fortuna col tempo atmosferico. Pessima la gestione della comunicazione e del cronometraggio, che fa da contraltare ad un’organizzazione davvero buona. In definitiva un bel 7, che, senza il problema dei risultati, sarebbe certamente stato un 8 pieno.
3 commenti:
Bell'allenamento: avrei benefici su quella programmata.
Quanto ai problemi di cronometraggio il problema è di TDS e non degli organizzatori lo hanno avuto tutte le gare di ieri (Roma-Ostia comprese). Darei almeno un voto in più alla gara ...
Ah ecco dov'eri ....e io che mi sono presentato ad Abbiategrasso a chiedere di te al Compa! :-) Scherzo ....
Hai fatto un gran bel lunghissimo e come dicono i "vecchi" del Road "tutto allenamento e km macinati"
PS la tapa è stata molto bella, ma anche molto dura. 22 km sali scendi nell'umidità del parco del ticino ..e gli ultimi 5 km tutti controvento ....alla fine ero davvero in riserva....
In compenso 1 kg di gnocchi e 1/2 kg di trofie!
@Micio: capisco TDS, ma almeno loro avrebbero potuto mettere i risultati sul sito, a ieri non c'era ancora nulla...
@Lucky: non parlare di cibo, mi viene ancora più nostalgia pensando ai 20 Km. con vento e acqua che ho fatto...
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