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PROSSIMA CORSA

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19/11/2016 Podisti da Marte

26 novembre 2010

3 stelle che illuminano il Campaccio

Ripropongo l'ottimo articolo di Ennio Buongiovanni sul Campaccio gara di cross che nel 2011 mi vedrà ai nastri di partenza (pettorale 851).
Se dici “fiducia” pensi alla Galbani (almeno fino allo scandalo del 2008...); se dici “basta la parola” pensi alla Falqui; se dici “contro il logorio della vita moderna” pensi al Cynar così, anche se gli slogan pubblicitari di questo tipo sono molteplici, se dici cross pensi al Campaccio. Sì, perché ormai anche la corsa di San Giorgio su Legnano, inclusa a pieno diritto nell'esclusivo circuito internazionale Permit, con la sua lunga e gloriosa storia è indiscutibilmente diventata sinonimo di cross.
Il 6 gennaio del 2011 il “Campaccio” festeggerà i suoi 54 anni di vita. Diciamo la verità: in ordine di tempo non sono pochi. Eppure, se lo guardiamo in faccia, ci accorgeremo di come non presenti nemmeno una ruga, anzi sia freschissimo; di come lo sguardo sia vivo e penetrante, la muscolatura agile e scattante, i tendini sottili ed elastici. E se poi gli parliamo, ci dovremo meravigliare nel sentire una voce tanto chiara, tanto baldanzosa, tanto giovanile, orgogliosa sì di raccontare le mille magnifiche storie della sua vita, ma intenta soprattutto ad illustrare il suo presente e a proiettarsi nel futuro (la Società si è candidata per organizzare un Mondiale di cross). Il “Campaccio”, insomma, i suoi anni non potrebbe portarli meglio e anzi si dimostra più vivo che mai.
Se in Italia quello degli anni '60 è stato un miracolo economico che però a un certo punto ha avuto fine, anche quello di San Giorgio è una sorta di miracolo, ma questo è un miracolo che puntualmente si rinnova di anno in anno, da 54 anni (un po', insomma, senza voler essere blasfemi, come il miracolo di San Gennaro a Napoli...).
C'è da domandarsi infatti come fanno – se non facendo miracoli, appunto - gli organizzatori di San Giorgio – un piccolo centro di circa seimila abitanti a poco più di venti di chilometri da Milano - ad allestire ogni anno un cross del genere. Sì, è vero, ne esiste qualcuno qua e là per l'Europa per ambiente (parchi, colline) e disponibilità finanziarie (sponsor, amministrazioni, federazioni) anche migliori. Ma la storia, il fascino del “Campaccio” - se non l'attigua “Cinque Mulini” - chi ce l'ha?
Nel suo nome, il suo significato e il suo programma. I primi cross - nati soprattutto nei paesi anglosassoni a cavallo tra '800 e '900 (un'etimologia più completa vuol chiamarli cross country, ossia attraverso la campagna) – si svolgevano su terreni del tutto naturali, così come il buon Dio li aveva fatti. E dunque si svolgevano tra le più avverse difficoltà ambientali: fossi da saltare, tronchi da scavalcare, salite da affrontare tra sassi, fango, buche, pioggia, nebbia, neve, ghiaccio, freddo. Terreni come campacci, come campi disastrati. E fu così che i consiglieri della Sangiorgese – una polisportiva che affonda le radici nel 1908 - in una sera sul finire del '56, in pura rivalità con la contigua San Vittore Olona dove dal 1933 si teneva già la famosa “Cinque Mulini”, decisero di dotare il paese di un proprio cross con l'intesa di trovare al più presto un percorso adatto al caso.
Tra i consiglieri c'era Ezio Lombardi, un agricoltore del posto. Lombardi offrì la disponibilità di un suo campo proprio lì a ridosso del paese. A quel tempo i campi erano ancora tanti: le case nuove, le strade asfaltate, gli edifici industriali non li avevano ancora fagocitati, rimaneva un certo ambiente naturale d'impronta contadina. Quello del generoso consigliere era un terreno che rispondeva in tutto e per tutto a quei canoni dei classici cross. Di accidentato non mancava nulla, e se poi qualche giorno prima della gara, o il giorno stesso, avesse piovuto... Come chiamarlo quel loro primo cross se non col nome stesso di quel campo detto “Campasc” che nel dialetto locale vuol dire appunto campo squinternato, accidentato. Non dovevano passare molte altre sere da quella della riunione tenuta sul finire del '56 per vedere al via la prima edizione. Era il 10 marzo 1957. Mossiere fu un personaggio d'eccezione: nientemeno che Adolfo Consolini, il discobolo olimpionico a Londra '48 e triplice primatista mondiale. Questo tanto per dire come quelli della Sangiorgese presero a volare subito alto. I concorrenti furono venticinque; il percorso misurava 5,5 chilometri; il vincitore fu il ventenne bresciano Franco Volpi (si imporrà anche nel '62 e nel '63 fu secondo; avrà poi una brillante carriera). Nel '58 s'impose Riccardo Della Minola; nel '59 Giorgio Gandini. Nomi non da poco. Seguirà una lunga lista di grandi atleti, italiani e stranieri, che ovviamente non sempre troviamo vincitori o comunque sul podio perché a salire su quei gradini e a scrivere il loro nome sull'albo d'oro sono, come ben si sa, solo in tre. Ma quanti di loro hanno onorato la corsa partecipandovi! Si può affermare che se fino alla metà degli anni '60 si può parlare del meglio dell'atletismo italiano presente al “Campaccio”, dal '65, con la vittoria dello jugoslavo Nedo Farcic (si ripeterà nel '69) prende a far parte della corsa prima il meglio dell'atletismo europeo e poi di quello mondiale.
Tra i tanti atleti italiani, che abbiano vinto o no, si possono ricordare Antonio Ambu, Alfredo Rizzo, Francesco Bianchi, Giuseppe Cindolo, Giuseppe Ardizzone, Franco Arese, Luigi Zarcone, Franco Fava, Venanzio Ortis, Gelindo Bordin, Gianni Demadonna, Francesco Panetta, Stefano Mei, Alberto Cova, Umberto Pusterla, Vincenzo Modica, Stefano Baldini. Nel '94 Pusterla si classificò secondo e Modica terzo. Sono loro gli ultimi atleti italiani ad essere saliti s podio. Dopo di che lo stesso è stato appannaggio dei soli atleti keniani ed etiopi con le uniche intrusioni dell'otto volte campione d'Europa Sergiy Lebid (3° nel 2002, 1° nel 2003, 3° nel 2004, 2° nel 2008 e nel 2009) e dello spagnolo Paulo Guerra (1° nel 2001). L'ultimo vincitore italiano è stato Francesco Panetta che s'impose nel '93 sui fortissimi keniani Jonah Koech e Richard Chelimo. Francesco unitamente ad Antonio Ambu detiene il record delle vittorie: cinque (ottenute nell'86, nell'87, nell'89, nel '90, nel '93).
Tra gli stranieri come non ricordare oltre ai due succitati e tra i tanti altri, almeno lo spagnolo Jouan Hidalgo, i polacchi Bronislaw Malinowski e Boguslaw Maminski, il cileno Edmundo Bravo, i belgi Mark Smet e Leon Schott, l'inglese Dave Clarke? A questi seguirà una sfilza di atleti africani dei quali il precursore fu l'etiope Wohib Masresha che s'impose nell'edizione del '71. Per trovare il secondo vincitore di pelle nera bisogna andare al '91 quando ad imporsi fu il keniano Jonah Koech. Con quest'ultimo s'apre praticamente il capitolo che, tranne pochissime eccezioni, parlerà, purtroppo per gli atleti di pelle bianca, solo lingue africane. Con la 53a edizione compresa (2010) i vincitori etiopi sono sei, quelli keniani otto. Tra gli atleti africani saliti sul podio vanno ricordati, oltre ai già citati, gli etiopi Haile Gebrselassie, Fita Bayesa, Alemayehu Lemma, Kenenisa Bekele, Gebre Gebremariam (campione mondiale di cross nel 2009 e vincitore nel novembre scorso della 41a maratona di New York), Abhream Feleke (3° nel 2008, 1°nel 2010 e quindi ultimo vincitore). E tra quelli keniani Paul Tergat, Shem Koroira, David Chelule, Bernard Barmasai, Paul Kosgei, Charles Kamathi, Patric Ivuti, Edwin Soi, Eliud Kipchoge e qui, come suol dirsi, chi più ne ha più ne metta.
Nel 1961 la partecipazione si allarga agli juniores e nel 1970 alle seniores. La prima vincitrice è Paola Pigni. Poi sui residui prati di San Giorgio - naturalmente negli anni il percorso ha subito radicali modifiche e le difficoltà, pur presenti in caso di avverse condizioni atmosferiche, si sono di gran lunga attenuate senza con questo nulla togliere al fascino della storica competizione – si esibiranno Gabriella Dorio, Margherita Gargano, Cristina Tommasini, la spagnola Carmen Valero che nel '77 sarà la prima vincitrice straniera (replicherà nel '78), le norvegesi Ingrid Kristiansen e Grete Waitz, Nadia Dandolo, Rosanna Munerotto col record di tre vittorie, la tedesca Uta Pippig, Silvia Sommaggio (vince nel '94 e sarà l'ultima vittoria italiana al femminile), l'inglese Paula Radcliffe, l'ungherese Aniko Kalovics. La prima africana a salire sul podio sarà la keniana Tegla Loroupe (2a nel '93) cui seguirà una moltitudine di altre africane del Kenya e dell'Etiopia con una sola presenza marocchina (Zahra Ouaziz, vincitrice nel '99).
Come è facile immaginare gli episodi da raccontare sarebbero infiniti così come le cronache delle gare con le lotte all'ultimo respiro per aggiudicarsi la vittoria. Qualcuno potrebbe dire “Roba da scriverci un libro”. Ebbene, questo libro è stato scritto: è intitolato “Campaccio... e dintorni – 50 anni di storia” ed è stato pubblicato nel 2006 in occasione del 50° “Campaccio” in uno col Campionato Europeo. Tra gli episodi raccontati nel libro, ne estrapoliamo qui brevemente due. Edizione del '90. Quel giorno la corsa si svolse in un paesaggio inconsueto. Tutto era dipinto di bianco in un'esplosione d'arabeschi. Si sarebbe detta neve caduta nella notte. E invece non era neve, era brina, una fantastica brina. Edizione del 2009. Anche quel giorno la corsa si svolse in un paesaggio tutto ammantato di bianco: questa volta era proprio neve, una neve incessante che ricopriva di bianco tutti gli atleti tanto da farli sembrare al loro apparire dei fantasmi avvolti in lenzuola. Fu uno scenario irreale, davvero fiabesco. Quando si dice il cross...
Nel 2000 e nel 2005 la Sangiorgese ospita i Campionati italiani di Società di corsa campestre e li ospiterà per la terza volta il prossimo 27 febbraio. Nel 2006 si è tenuta a San Giorgio la 13a edizione dei Campionati Europei di cross: un autentico successo come organizzazione e come medaglie azzurre: 5 (oro ad Andrea Lalli e alla squadra tra gli juniores; bronzo a Daniele Meucci e argento alla squadra maschile under 23; bronzo alla squadra under 23 femminile).
La valenza della Sangiorgese è stata ampiamente riconosciuta dal Coni che le ha assegnato tre stelle al merito: nel '76 quella di bronzo, nell'83 quella d'argento, nell'88 quella d'oro. Forse è anche un po' grazie a questo manto di stelle che il cielo del “Campaccio” è e sarà sempre così luminoso.

Per info: Ufficio Stampa Campaccio - Cesare Monetti ufficiostampa@campaccio.it


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