Alla ricerca di una scarpa per il trail, mi sono fatto convincere a dare una chance ad una novità che, ne sono certo, farà molto parlare di se prossimamente.
“Now it is time to Hoka OneOne”: da questo slogan nasce Hoka OneOne, una novità nel mondo del trail running che merita uno sguardo più da vicino.
Nata dalla grande esperienza di Christophe Aubonnet, questa azienda francese si presenta al mercato con un concetto innovativo e di rottura sul passato. Il concetto di sensibilità del piede a contatto con lo sterrato viene completamente ribaltato: se preferite una mountain bike ammortizzata, perché dovreste preferire una scarpa meno ammortizzata di un'altra…? E' un proclama forse semplice, forse troppo, ma il concetto alla base di Hoka OneOne è proprio questo.
L'esperienza del gruppo di lavoro è talmente importante che non ci si può non aspettare che buoni risultati da questo nuovo progetto.
Le scarpe Hoka OneOne si differenziano per il profilo dell'intersuola e per la superficie enorme della pianta; sviluppata inizialmente per garantire performance di altissimo livello nella fase di discesa, il design particolare permette di avere un'ottima risposta anche durante la salita. Il peso ridotto, l'ammortizzazione extra offerta dalla particolare EVA utilizzata (quasi il 30% più soffice della media) e il design da 40 mm. della suola offrono un comfort impareggiabile all'atleta.
I primi feedback sono davvero incoraggianti: comodità a livelli massimi, buona risposta anche in salita, protezione totale ed estrema velocità lungo le discese. A mio avviso la calzata è stretta, simile a Nike per intenderci, e ammetto che la superficie extra della suola e lo spessore dell'intersuola richiedono un minimo di adattamento e di abitudine alla novità. Una volta messi a fuoco queste due caratteristiche e abituati alle differenti risposte, le Hoka OneOne rispondono in maniera precisa e ottimale in qualsiasi situazione.
Io ho testato il modello Mafate Low, che presenta una suola a costruzione a costruzione “rocker” in grado di assicurare un ottimo grip, adeguato comfort e, soprattutto, protezione; la sensazione è quasi quella di “volare” letteralmente sul terreno. Tenete presente che queste scarpe sono state sviluppate al fine di massimizzare l'efficienza muscolare attraverso la riduzione dello stress di muscoli e articolazioni indipendentemente dal terreno e dalla distanza percorsa.
L'intersuola presenta una trave elastica spessa circa 2,5 mm. e, una volta compressa, è in grado di restituire un ritorno immediato alla caviglia, aumentando in questo modo accelerazione e spinta e dando maggior fluidità alla rullata. La reattività è assicurata anche durante la fase della salita con un'ottima protezione ai talloni e alle caviglie.
Queste scarpe hanno il 50% di superficie d'appoggio in più e il 35% in più di tacchetti per il massimo grip. Volume di ammortizzazione superiore di 2,5 volte grazie all'utilizzo di un EVA più soffice. Il mix di questi due caratteristiche apporta anche un buon controllo su eventuali difetti d'appoggio. Proprietà ammortizzanti dell'intersuola aumentate del 30%, con un notevole beneficio riscontrabile ad ogni appoggio.
Il design da 40mm della suola consente alle Hoka di incorporare un profilo rocker di 13 cm. che rappresenta il 50% della lunghezza totale. Questa forma particolare assicura una risalita dinamica, fluida e senza sforzo, per transizioni veloci e naturali.
Il peso complessivo è abbastanza ridotto, la misura 10,5 US pesa 335 gr.
Di seguito l’intervista a Christophe Aubonnet, fondatore di Hoka OneOne, rilasciata a Outdoor Magazine (a cura di OSCAR POZZAN - n. 4/2010).
Un progetto giovane, originale ed ambizioso. Con un nome evocativo e con alle spalle “pezzi da 90” della sport industry, con esperienze maturate in aziende importanti, Salomon su tutte. Gli ingredienti per una storia da approfondire e raccontare con dovizia di particolari, come piace a noi di Outdoor Magazine, c’erano tutti. Per questo ospitiamo volentieri sulle nostre pagine questa esclusiva intervista a Christophe Aubonnet, in qualità di product manager di Hoka Shoes, marchio distribuito in Italia dalla società ABC Distribution di Alberto Penne: ex sales manager di Salomon Italia e grande appassionato di sport, tanto che la sua prima conoscenza con Christophe risale proprio alla finale mondiale della X-Adventure tenutasi ad Ottobre del 2000 in Sicilia. Nato a Bourg Saint Maurice 40 anni fa, Christophe è sempre stato un atleta di alto livello: pratica mtb, kayak e sci alpinismo e da giovane ha pure conquistato la Coppa Europa di sci alpino e vinto alcune gare internazionali di slalom kayak. Nell’ultimo decennio della sua vita, lavorativa e non, si è dedicato soprattutto al trail running, settore nel quale è molto conosciuto e che ha cominciato ad approcciare nel 2000, prendendo parte a eventi di adventure racing che comprendevano anche sezioni di running. Ha più volte conquistato il podio in Coppe Mondiali di Adventure Racing e diverse gare ultra-endurance tra le quali la Marathon Des Sables, l’UTMB,Diagonale Des Fous e il Pierramenta.
Continui tutt’ora a partecipare a gare di trail running?
Naturalmente continuo a prender parte a competizioni di trail running. Lo scorso febbraio sono arrivato quarto alla Coppa del Mondo di Adventure Racing in Ecuador. Tra maggio e giugno prenderò parte a gare internazionali in Francia e in Slovenia. In agosto parteciperò all’UTMB e a ottobre non mancherò all’Adventure Racing World Championship in Spagna.
Oltre che un atleta sei da molti anni anche product manager. Come hai cominciato?
Salomon è stata la mia prima azienda. Sono entrato a far parte del suo staff nel 1993, subito dopo il master in ingegneria meccanica. Fino al 1998 ho lavorato nel reparto R&D di sci alpino racing. Dopodiché sono passato alla divisione footwear dove ho lavorato per sei anni in qualità di product developer. Ho sviluppato alcuni progetti su scarpe da trekking, da montagna e da skate.
Sei anche uno dei padri dei modelli che hanno reso famosa l’azienda nel trail running, dalla Xa-Pro alla Speed Cross. Quando ha preso il via il progetto dedicato a questa attività?
Abbiamo iniziato nel 1999 con lo sviluppo di modelli da raid race, super raid e raid sport. Ho effettivamente avuto l’opportunità di far parte del team Salomon che ha dato vita a questa grande avventura nelle calzature da trail running, che rappresentavano una nuova esperienza per l’azienda. Il successo che hanno riscontrato è stato incredibile. Per questa categoria ho poi gestito il marketing prodotto dal 2004. La mia collaborazione con l’azienda si è protratta fino alla fine del 2008.
Cosa ricordi con più piacere degli anni nei quali hai lavorato per Salomon?
La sensazione di essere dei pionieri in qualcosa in cui credevamo profondamente. E l’enorme impegno profuso nel tentativo di dimostrare alla gente (lo staff interno, quello delle filiali, i retailer, i magazine e i clienti) l’enorme potenziale del trail running nonostante il generale scetticismo.
Da atleta e product manager, quali sono i tre marchi nel settore trail running che ammiri di più a livello mondiale?
In primis ASICS per l’impegno globale nel running. Poi Inov8 per il suo essere core. E, naturalmente, Salomon, non solo perché è parte della mia storia ma anche perché è uno dei brand che contribuiscono a rendere il trail running così “attraente”.
Veniamo al tuo presente e quindi ad Hoka Shoes. È vero che la prima idea nacque attorno al 2000 sui versanti dell’Etna?
È vero! Nel novembre del 2000 eravamo in Sicilia per un’adventure race sui pendii dell’Etna. Qui abbiamo incontrato persone che ci hanno trasmesso i valori di uno stile di vita autentico: vitalità, autenticità, emozioni, adrenalina, una discesa molto veloce e una risalita carica di ispirazione. Durante questo fantastico viaggio un atleta neozelandese ha esordito con “Now it is time to Hoka Oneone”, intendendo letteralmente “È tempo di volare giù per il versante come se avessimo gli sci ai piedi, se stessimo facendo parapendio o se fossimo su una tavola da surf”. Questa filosofia, semplice e al contempo carica di significato, ci ha molto colpito. Così abbiamo iniziato a immaginare un prodotto da trail running rivoluzionario, che avrebbe potuto rendere reale l’immagine suggerita da quella frase.
Perchè avete aspettato 10 anni prima di lanciare ufficialmente il marchio sul mercato?
È come per i sogni che ognuno di noi ha in mente. Li abbiamo stampati nella memoria e periodicamente capita di ricordarli. Finché un giorno qualcosa cambia e pensiamo sia tempo di realizzarli.
Chi c’è dietro a questo progetto e quali sono i vari ruoli?
Innanzitutto i tre racer che quel giorno in Sicilia hanno avuto l’intuizione alla base del progetto: Jean-Luc Diard, Nicolas Mermoud ed il sottoscritto. I primi due sono i titolari dell’azienda e hanno gestito tutti i passaggi che hanno reso possibile la nascita del brand. Io mi occupo dei concetti (R&D, prototipi e test) e contribuisco a mantenere vivo il marchio. Poi ci sono molte altre persone che si sono unite a noi in questa avventura. In particolare la struttura europea coinvolge Guillaume Diard (figlio di Jean-Luc), che segue il marketing, e Fred Moreau, supervisore della struttura commerciale. Ad essi si aggiunge Alberto Penne che, tramite la sua società ABC Distribution, distribuisce il marchio in Italia. Tale “missione” viene svolta grazie a una rete agenti composta da sette persone. Tutti i nostri collaboratori hanno alle spalle molti anni di esperienza nei propri ambiti. E questo dimostra il potenziale successo che può raggiungere il brand.
Il concetto generale è quindi quello di valorizzare e facilitare anche nel trail running la fase della discesa. In che modo?
La fase di discesa è una delle più critiche nel trail running perché richiede più fatica, c’è il rischio di infortuni e sono necessarie calzature con grande grip e supporto alle articolazioni. Siamo riusciti ad ottenere un livello di ammortizzazione e comfort senza eguali, con ovvi benefici. Che consentono al runner di “volare” giù per il versante in maniera più rilassata e dunque di risparmiare fatica proteggendo al contempo muscoli e articolazioni.
Cosa è esattamente il concetto Hubbles?
È l’unione di una specifica geometria e di un mix materiali unico nel suo genere. La geometria assicura una rullata semplice e incredibile. Mentre l’Eva, unito alla gomma e ai tasselli, garantisce ammortizzazione e comfort.
Come siete riusciti a mantenere anche una notevole leggerezza nonostante le dimensioni maggiori rispetto alle altre calzature da trail running?
L’intersuola non è solo sotto il piede ma lo avvolge tutto intorno, quindi gran parte della stabilità e della protezione deriva da questo Eva 3D. Di conseguenza non è necessario aggiungere parti sintetiche in PU intorno alla scarpa, parafanghi o rinforzi come avviene su modelli da trail running tradizionali. La tomaia fornisce tenuta e non presenta alcun extra, risultando così minimalista. Per questo la calzatura finale pesa il 15% in meno rispetto alle altre scarpe dedicate alla disciplina.
Sul resto della calzatura vi sono altri particolari accorgimenti tecnici?
La parte inferiore della scarpa è unita a quella superiore, all’intersula e alla suola, che si presenta con una mescola ad elevata trazione. Essa è inoltre caratterizzata da tasselli specifici che ottimizzano il grip in ogni condizione.
Quanto è durata la fase di test preliminare?
Grazie agli esperti dei diversi team che lavorano in Hoka, abbiamo ridotto di molto la fase di test. In pratica abbiamo impiegato un terzo del tempo di cui necessitavamo nelle nostre precedenti esperienze. “Più rapidi al mercato” è uno dei principali punti di forza delle piccole società.
Dove sono stati effettuati i test?
Ne abbiamo realizzati molti nei pressi del nostro campo base di Annecy, in Francia. Una zona caratterizzata da sentieri montani, percorsi vari, tracciati bike intorno al lago. Inoltre nel raggio di 100 km vengono organizzati importanti eventi di trail running come l’Annecimes, l’UTMB e il Nivollet-Revard. I nostri atleti hanno poi condotto importanti test in isole vulcaniche (Corsica e Reunion) e in occasione di molte gare alle quali hanno partecipato.
Nel confronto da voi effettuato con le altre calzature da trail running cosa avete evidenziato?
In due parole, le Hoka assicurano comfort e rullata oltre a facilità d’uso.
Quali sono stati i marchi messi a confronto con le Hoka?
Senza fare nomi, abbiamo confrontato con le Hoka tutti i principali brand da trail running presenti oggi sul mercato, incluso qualche interessante modello singolo. Abbiamo anche considerato alcune calzature altamente ammortizzanti del segmento road running. Sicuramente con una suola di questo genere la fase della discesa è facilitata.
Ma non si rischia di penalizzare l’atleta nella fase della salita?
Questo era un altro aspetto della nostra sfida, ovvero mantenere un’elevata reattività nella corsa in salita. Sulla base dei feedback raccolti dai nostri tester, direi che abbiamo centrato nel segno.
Un’altra obiezione potrebbe essere quella di avere una minor sensibilità con il terreno. Cosa ne pensi?
Sono d’accordo. Queste scarpe modificano la tradizionale sensibilità che si ha con il terreno. Ma prendiamo l’esempio di una mountain bike con sospensioni. Il comfort e l’ammortizzazione di urti assicurano sensazioni migliori rispetto a quelle che si ottengono con una mountain bike senza sospensioni, no?
Se non sbaglio il lancio ufficiale al mercato è avvenuto allo scorso Ispo di Monaco. Quali sono stati i feedback? Notate da parte di qualcuno anche un iniziale scetticismo per questo concetto così diverso?
I feedback sono estremamente positivi. La maggior parte delle persone ha colto l’innovazione e i benefici insiti in queste calzature. Ovviamente alcuni rimangono scettici per il loro volume, il loro look e la rottura che rappresentano con la tradizione. E rispetto coloro che hanno bisogno di più tempo per abituarsi all’idea. Chiederanno pareri ai primi che utilizzeranno le Hoka in gara e il passaparola farà il suo corso.
In quanti paesi è oggi presente Hoka Shoes?
I più grandi mercati europei sono Italia, Francia,Regno Unito, Germania e Austria. Tutti in procinto di partire con la loro prima stagione. Molti altri verranno in seguito. […]
In qualche gara ufficiale qualche atleta ha già utilizzato le Hoka?
Sì, Ludovic Pommeret. Lo scorso ottobre è arrivato secondo a La Diagonale Des Fous (163 km per 9.300 m di dislivello positivo). È uno dei più forti corridori francesi e nell’ultimo anno non ha mai mancato un podio. A gennaio è arrivato secondo alla White Trail sulla neve di Serre-Chevalier. Ha poi vinto un’altra gara due settimane dopo e ha conquistato il secondo posto alla Trail du Ventoux, campionato francese non ufficiale di apertura della stagione.
A proposito di atleti, da chi è composto il vostro team?
Oltre a Ludovic Pommeret, possiamo contare su Pascal Giguet, Pascal Parny (Isole de la Reunion), Maud Combarieux (Isole de la Reunion e Nicolas Mermoud (terzo classificato all’UTMB del 2007).
Oltre che attraverso gli atleti, in chemodo intendete far conoscere il vostro brand?
Nella fase di lancio è fondamentale investire sui test. Abbiamo intenzione di creare un buon parco di calzature da far testare a chiunque sia interessato. Questo avrà un impatto migliore di tonnellate di “chiacchiere”.
Con quali canali siete presenti sul web?
Abbiamo un sito ufficiale e siamo presenti su molti blog, soprattutto di runner, che stanno già discutendo sui nostri modelli. […]
Avete in programma di proporre anche accessori da trail running, come abbigliamento o zaini?
Abbiamo dei piani in queste direzioni ma, come ho detto prima, passo dopo passo…
La vostra mission è quella di rimanere un marchio molto tecnico e legato al trail running o prevedete in futuro di allargare la vostra gamma?
Vorrei proprio avere una risposta a questa domanda! Posso solo dire che siamo molto ambiziosi ma, al contempo, non abbiamo alcuna fretta.
Presenterete già dei nuovi modelli alla prossima fiera OutDoor di Friedrichshafen?
Il brand e il concetto a lui associato sono stati presentati in pre-lancio all’Ispo di febbraio. La fiera OutDoor di Friedrichshafen sarà il palcoscenico ideale per far conoscere la nostra proposta a tutti gli attori del mercato.
Sinceramente, credi che Hoka possa avere grandi margini di crescita imponendo al mercato una nuova tipologia di prodotto?
Ho preso parte alle rivoluzioni rappresentate da Snowblade (1996), dagli sci più corti nelle gare di slalom (1998), dalle calzature da corsa adattate alla montagna (2000, con la proposta trail running di Salomon). Altre rotture si sono verificate nel tennis (con racchette oversize nel 1980/85), nel golf (con driver oversize negli anni ’90) e nella mountain bike (con bici e sospensioni oversize negli anni 2000). Oggi, credo fortemente in questa nuova rottura.
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